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Arriva uno spin-off della celebre serie, dedicato agli amanti dell’action
TOKYO - Scordatevi tutto che sapete su Metal Gear. Revengeance, il nuovo capitolo della saga creata dalla fervida mente di Hideo Kojima è un completo stravolgimento rispetto alla tradizione. Certamente nulla di inaspettato: la scelta di affidare lo sviluppo a Platinum Games, esplosivo team autore di alcuni capolavori dell'action quali MadWorld o Anarchy Reigns, era già stata indicativa sulla svolta che avrebbe subito la serie.
Metal Gear Rising: Revengeance, in realtà, dal punto di vista della trama è uno spin-off, con protagonista non il solito Solid Snake, ma Raiden, letale cyborg-ninja dalla chioma argentata, già apparso (ma piuttosto di sfuggita) in alcuni titoli passati. Cronologicamente ambientato quattro anni dopo gli eventi di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, in Revengeance saremo impegnati nel contrastare i piani della misteriosa compagnia militare chiamata Desperado Enforcement.
Fin qui, nulla di sconvolgente: la narrazione procede strizzando l'occhio alla tradizione, nei dialoghi appassionanti e nelle sequenze cinematografiche, ma la sensazione è che, tirando le somme, sia sopratutto un contorno. Perché il punto di forza del gioco sta, senza dubbio, nell'esaltazione dell'azione, spinta al limite come non mai.
Raiden è un guerriero pazzesco, feroce, elegante, teatrale. Dimenticate approcci stealth, silenziosi e striscianti: gli scontri e i combattimenti, sia contro i semplici nemici, sia contro i Boss, sono adrenalinici ed esagerati, coreografici come danze efferate e brutali. Il tutto sorretto da un gameplay che funziona a meraviglia, e da un comparto grafico che regge bene i ritmi indiavolati e le distruzioni di massa, mentre la longevità non è certo da record.
Metal Gear Rising: Revengeance è destinato a essere amato dai cultori dell’action spinta, mentre i puristi della serie potranno goderselo come una deflagrante eccezione, in attesa del ritorno di Snake.
