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SVIZZERAApolidia, l'Onu critica la Svizzera

13.11.18 - 10:12
Negli ultimi cinque anni il numero di apolidi sul territorio della Confederazione è aumentato di circa il 150%, superando quota 600
Keystone
Apolidia, l'Onu critica la Svizzera
Negli ultimi cinque anni il numero di apolidi sul territorio della Confederazione è aumentato di circa il 150%, superando quota 600

GINEVRA - La Svizzera viola in parte il diritto internazionale e può far meglio di quanto abbia fatto finora per contribuire a raggiungere l'obiettivo mondiale di mettere fine all'apolidia, ossia alla condizione di chi non ha la cittadinanza di alcuno stato. Nel giro di cinque anni il numero di apolidi residenti sul territorio della Confederazione è aumentato di circa il 150%, superando quota 600, secondo uno studio dell'Onu pubblicato oggi a Ginevra.

Esso rimane modesto rispetto ad altri paesi, ammette l'ufficio svizzero dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR/ACNUR) nel rapporto. Ma è aumentato dopo l'arrivo di profughi curdi e palestinesi a seguito del conflitto siriano. Una quota crescente di queste persone ottiene lo status di rifugiato.

Secondo l'UNHCR, più di 1000 altre persone potrebbero essere potenzialmente interessate. La Svizzera li identifica come «senza nazionalità» o come cittadini di uno «Stato sconosciuto», dati troppo diversi e che l'UNHCR chiede di abbandonare per il solo uso di «apolidi».

In particolare, l'Alto Commissariato critica il sistema di riconoscimento degli apolidi in Svizzera, che deve essere migliorato. Considerato particolarmente restrittivo, non è pienamente conforme al diritto internazionale. Non esiste una legislazione specifica che disciplini l'apolidia e il diritto svizzero non garantisce l'audizione, l'assistenza o l'autorizzazione formale a rimanere sul territorio per tutta la durata del procedimento.

Anche la ripartizione dell'onere della prova non è la stessa che per le domande di asilo. L'UNHCR vorrebbe vedere miglioramenti su tutte queste questioni, «anche se molti diritti sono garantiti agli apolidi una volta che il loro status è stato ufficialmente riconosciuto», riconosce Anja Klug, capo dell'ufficio dell'agenzia delle Nazioni Unite per la Svizzera e il Liechtenstein.

Una parte significativa di apolidi sono uomini adulti che vivono nei cantoni di Berna e Zurigo e sono in possesso di un permesso di domicilio.

Secondo lo studio realizzato nel 2017 le autorità, in particolare quelle cantonali, dovrebbero facilitare maggiormente l'accesso alla richiesta di riconoscimento.

La naturalizzazione facilitata, fa notare l'UNHCR, è possibile solo per i bambini. Queste condizioni sono più severe di quelle degli strumenti internazionali. L'Alto Commissariato raccomanda alla Svizzera di aderire alla Convenzione del 1961 sulla riduzione dell'apolidia.

Il Consiglio nazionale aveva respinto il 21 settembre 2015, con 93 voti contro 81 e un astenuto, un postulato di Nadine Masshardt (PS/BE) che chiedeva al governo di esaminare l'opportunità di aderire alla Convenzione.

L'UNHCR aveva lanciato il 4 novembre 2014 la campagna "I belong" ("Appartengo", "faccio parte") con l'obiettivo di abolire l'apolidia nel giro di dieci anni, con il sostegno di oltre venti personalità, tra le quali l'attrice e inviata speciale dell'UNHCR Angelina Jolie, l'ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia Carla Del Ponte e l'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu.

Il mondo ha dunque ancora sei anni per raggiungere, nel 2024, l'obiettivo globale di porre fine a questa discriminazione di cui soffrono, secondo le stime avanzate quattro anni fa, oltre 10 milioni di persone a livello planetario. La maggior parte delle situazioni di apolidia è conseguenza diretta di discriminazione su base etnica, religiosa o di genere, denuncia l'UNHCR.

Una conferenza internazionale per fare il punto sulla situazione è prevista tra circa un anno a Ginevra.

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COMMENTI
 

Thor61 5 anni fa su tio
Ringraziamo l'UNHCR allora, visto che è proprio grazie a loro vi è l'arrivo di migranti "Che scappano dalle guerre" che oltre ad organizzargli i viaggi adesso grazie alla fondazione di Sozzos e di un gruppo di carte di credito FINANZIANO appunto con carte prepagate il loro arrivo, eppure se non sbaglio anche l'UNHCR si finanzia con il denaro pubblico versatogli, in pratica noi stessi anche non volendolo diventiamo "Complici" di Sozzos a finanziare l'invasione programmata, che non piace nemmeno a tutti i sinistri. Personalmente gli toglierei TUTTI i contributi finanziari.
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