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Poestate tra parole e ironia, tra poeti e performer

LUGANOPoestate tra parole e ironia, tra poeti e performer

01.06.19 - 23:24
Conclusa la terza serata del festival, resta solo l’After di domenica
Tio.ch/20minuti Fabio Caironi
Anche la terza serata di Poestate si è conclusa.
Anche la terza serata di Poestate si è conclusa.
Poestate tra parole e ironia, tra poeti e performer
Conclusa la terza serata del festival, resta solo l’After di domenica

LUGANO - Voltata pagina, dopo il battibecco (francamente inaspettato) tra la direttrice artistica Armida Demarta e il sindaco di Lugano Marco Borradori, il festival Poestate è ripreso sabato alle 18 per la terza serata.

I poeti degli anni ‘80 - Il compito di dare il via all’esposizione è toccato a sei giovani poeti, esponenti del cosiddetto Gruppo anni ‘80 nati intorno a due progetti: il Ticino Poetry Slam e l’antologia “Non era soltanto passione”. Il primo a leggere è stato Franco Barbato (che già venerdì ha avuto modo di leggere una sua lirica in spagnolo), seguito da Margherita Coldesina, Lia Galli, Fabio Jermini, Marko Miladinovic e Mercure Martini. Quello che è andato in scena è stato un intreccio e al tempo stesso un contrasto di voci, di tematiche, di stili e di caratteri, utile all’attento pubblico per riflettere, sorridere, ridere e farsi un’idea di quella che è (o dovrebbe essere) una generazione poetica “ruggente”.

La storia in romanzo di Hmine - Terza volta a Poestate per Alexandre Hmine. Il suo “La chiave nel latte”, recente Premio svizzero per la letteratura, è un romanzo autobiografico che l’autore ha illustrato nel modo più semplice e efficace: leggendone una serie di significativi estratti. La fuga in Svizzera della madre dal Marocco, l’infanzia nell’Alto Malcantone scandita in un rosario di momenti (il pallone nuovo, una rappresentazione teatrale, una partita di calcio), il tratteggio di vari comprimari più o meno importanti per la storia (l’Elvezia, il prete), il rapporto con la cultura d’origine (molto belli i passaggi sulla contrapposizione arabo-dialetto) e come interagisce, quando non interferisce, con quella ticinese. Poi il punto di svolta della storia, che spacca a metà questo bel romanzo.

La sintonizzazione del vuoto - Salto di genere con Gianluca Monnier: il poeta d’origine romana ha presentato la sua prima raccolta “La sintonizzazione del vuoto”, che raccoglie due decenni di lavoro. Monnier, nei suoi versi, parte sovente da apparentemente banali spunti di vita quotidiana e li trasporta in una dimensione più profonda, arricchendoli di senso. Ma c’è anche l’infinitamente piccolo come il bosone di Higgs, il film della memoria e il rimando alla sua attività artistica - come un video mostrato sui monitor posizionati nel patio di Palazzo Civico.

Una mucca tra Isella e Coldesina - Uscito una manciata di giorni fa, “Povera mucca” è l’ultimo libro di Margherita Coldesina, già salita sul palco con la generazione anni ‘80. Gilberto Isella, nella sua introduzione, ha sottolineato la ventata di aria fresca portata nel mondo della poesia ticinese dall’autrice («una poesia fluida e gestuale» che ben si concilia con il suo essere attrice teatrale e speaker radiofonica). Leggerezza, fluidità sono due elementi distintivi dell’opera di Coldesina, come ha potuto rendersi conto l’uditorio quando è giunto il momento di sentire i versi, letti dalla sua viva voce. Al termine dell’intervento Margherita Coldesina è stata insignita del Premio Poestate.

Aretini “sfiletta” la cucina - Vista l’assenza dell’ospite successivo, il direttore d’orchestra Beatrice Venezi, il programma ha poi visto - dopo la lettura di alcune poesie in spagnolo da parte di Franco Barbato e l’omaggio fuori programma di Sergio Roic a Giorgio Orelli - l’intervento di Mirko Aretini. Introdotto da Silvano Repetto, il regista e scrittore classe 1984 ha presentato “All you can read” le sue “storie indigeste” tra cibo e religione. «Sono due libri in uno: un volume maturo con una tematica molto divertente e sarcastica», ha sottolineato Repetto, che è sia il produttore cinematografico che l’editore di Aretini. «”Sei ciò che mangi”, ma quanto sappiamo di ciò che mangiamo?» si è chiesto l’autore, che da questo punto ha tratto il pretesto narrativo che si snoda in un lunga critica del mondo dello show-cooking. «Ci sono voluti tre anni d’inchiesta, il libro è abbastanza caustico». La lettura di alcuni brani è stata un “aperitivo”: la seconda parte del libro - legata al delicato argomento della religione, con Cristo che torna sulla Terra per giocarsi la sua seconda chance, scrivendo un diario di ciò che affronta - sarà il cuore dell’After di Poestate, in programma domenica pomeriggio al Bar Laura.

Tre poeti lombardi - Il vulcanico Marko Miladinovic è tornato sul palco, non in veste di poeta ma di talent scout: con Zugzwang Poesia ha presentato tre autori lombardi. La prima è stata Francesca Pels, incisiva e ricca di verve; poi è stato il turno dell’ironico Gianmarco Tricarico, che ha illustrato una serie di “autosabotaggi poetici” e un tentativo (fallito) di uccidere l’intero uditorio con una poesia-killer; infine Paolo Agrati, un poco più “intimo” rispetto a chi l’ha preceduto, con il suo bagaglio di “Poesie brutte” (ovvero il titolo del suo ultimo libro). Tipo “Vorrei essere il magnaccia del tuo cuore / per farlo battere / solo per me”. Nei dieci minuti a disposizione di ciascuno sono stati messi in mostra un barlume di tre universi letterari molto interessanti e divertenti, che hanno fatto ridere di gusto il pubblico.

Il momento Buccella - Appuntamento immancabile di Poestate: la performance della Buccella Family. Questa volta dal titolo “Bimbo Chat”: una performance che ha visto Gudrun De Chirico e il piccolo Ruben Buccella percorrere la platea e compiere evoluzioni sui testi letti dal rispettivo marito e padre, Lorenzo. Una rappresentazione carica di simboli e pathos - tra mantelli rossi, boa constrictor di peluche e maschere da lupo - che come al solito ha molto incuriosito il pubblico.

I beat italiani - “I figli dello stupore. La Beat Generation italiana” è il titolo dell’immersione nel tempo e nella musica a cura di Alessandro Manca e Andrea Viti, presentata da Arminio Sciolli. Un’analisi del rapporto tra letteratura e vita: «Neil Cassady, impegnato totalmente a succhiare il nettare della vita». Ma anche Jack Kerouack, icone del corpo in movimento. Fino ad arrivare al movimento che si sviluppò in Italia, in particolare tra il 1965 e il 1969 - quindi 10 anni dopo l’esperienza originaria statunitense. Il legame tra i partecipanti di questa avventura fu la parola, la parola poetica scritta. Quella fu «una sottocultura letteraria: stiamo parlando dei primissimi “capelloni”». L’esperimento ha previsto una serie di tappeti sonori da parte di Viti, alla ricerca di un legame con i testi proposti da Manca e scritti in quell’epoca. Un’esperienza immersiva, avvolgente e molto potente, che si è meritata l'ultimo Premio Poestate del 2019.

Il dj set di Le Chat (aka Misha Tognola) è stato la degna conclusione di questa terza serata. Domenica, come già detto, l’After al Bar Laura, e poi l’appuntamento sarà al 2020 per l’edizione numero 25.

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