Il nuovo consigliere di Stato PPD Raffaele De Rosa si racconta a 360 gradi. Dalla famiglia al pallone, passando per le adozioni gay e per le sue origini campane
BELLINZONA – Alla faccia di chi sosteneva che la lista PPD fosse costruita apposta, con nomi poco appariscenti, per riconfermare l’uscente Paolo Beltraminelli. Invece, dopo le elezioni cantonali di domenica, in Governo subentra Raffaele De Rosa. Che non è proprio un “signor nessuno”. Classe 1973, un dottorato in economia politica in tasca, sposato, due volte padre, deputato in Gran Consiglio dal 2003, è sindaco del Comune di Riviera dal 2017. È lui l’uomo che ha scalzato dal trono Beltraminelli.
De Rosa, come è stata la sua prima notte da consigliere di Stato?
«Ho dormito molto poco. Sono andato a letto tardi e mi sono alzato presto».
Dove si trovava nel preciso momento in cui si è reso conto di essere entrato in Governo?
«Al capannone di Lodrino. A casa mia insomma. Con mia moglie Vanja, con i miei figli, la mia famiglia, i miei amici, i miei sostenitori».
Poi la serata è andata per le lunghe…
«Sì. I media mi hanno preso d’assalto. Sono stato in tivù. Ero un po’ frastornato».
Sia sincero: perché Beltraminelli ha perso?
«Il caso Argo 1 lo ha travolto. Tanta gente forse non lo ha perdonato. Anche se poi le responsabilità non erano di certo tutte sue. Inoltre, credo che il popolo avesse in ogni caso voglia di cambiamento».
E perché, invece, gli elettori hanno scelto De Rosa?
«Forse perché ho fatto una campagna corretta. E perché, dopotutto, arrivo dalla gavetta. Sedici anni in Gran Consiglio non sono pochi. Non ero poi così sconosciuto…».
Cosa prova per Beltraminelli in questo momento?
«Dopo la mia vittoria, è venuto a Lodrino a congratularsi con me. È una persona sportiva, piacevole, onesta. La mia elezione ha un gusto ambivalente. Sono felice per me. Ma mi spiace che lui non ci sia più».
Si diceva che la vostra fosse una lista “farlocca”, creata apposta per fare rieleggere Beltraminelli…
«Macché. Ogni mio collega in lista ha fatto una “signora” campagna».
Cosa pensa dei sondaggi? Davano PPD e PS in calo. Invece è emerso il contrario…
«Quando si parla di elezioni, lasciano il tempo che trovano. È normale che se uno ti chiede chi voterai, magari in pochi secondi ti viene in mente il politico più conosciuto. Poi, riflettendoci e documentandoti, cambi idea. Non dimentichiamoci, inoltre, che tanta gente vuole mantenere una certa privacy sul voto. Quindi non svela volentieri le proprie carte».
Beltraminelli ha un po’ abusato dei social network. Il prefisso “Beltra” a un certo punto era ovunque… Lei come si pone in questo ambito?
«Io sono più sobrio. Sui social parlerò solo di politica. E in maniera molto moderata».
Verosimilmente lei prenderà in mano proprio il Dipartimento della Sanità e della Socialità. Non teme che qualcosa le sfugga di mano come capitato al suo predecessore?
«Bisogna trovare un giusto equilibrio. Abbiamo tanti collaboratori. E occorre un rapporto di fiducia reciproca. È comunque difficile tenere tutto sotto controllo».
Lo sa che dovrà fare attenzione a ogni cosa che le passeranno da firmare, vero?
«Sì, cercherò di fare del mio meglio».
Parliamo di alcuni temi in discussione attualmente. Partiamo dalla questione Cardiocentro.
«Voglio che si arrivi a una soluzione saggia senza che si debba chiamare il popolo alle urne».
Salario minimo?
«L’ho già detto in passato. Dovrebbe essere almeno di 19 o 19 franchi e 50 all’ora. Ma adesso la palla è nel campo del Parlamento».
Tema officine FFS. Come andrà a finire?
«Si è scelta la variante Arbedo-Castione. Se vogliamo salvare questi posti di lavoro, ora bisogna essere tutti uniti e portare avanti questa unica idea. Altrimenti a Berna penseranno che i ticinesi sono litigiosi e non si sanno mettere d’accordo».
Il suo è un partito di ispirazione cristiana. Come si pone personalmente sul tema delle adozioni da parte delle coppie gay?
«La famiglia non è più la stessa di prima. Quella tradizionale è sempre più in crisi. La società è cambiata. E le coppie omosessuali devono avere pari diritti. Anche se sulle adozioni darei comunque la priorità a coppie composte da un uomo e una donna».
De Rosa è un cognome italiano. Di dove è originario?
«Della Campania. I miei nonni sono arrivati in Svizzera negli anni ’60. Mio papà è stato operaio alla Monteforno. Mia mamma ha fatto la cucitrice».
Lei è anche un calciatore amatoriale. In che ruolo gioca?
«Fino a 24 anni ho fatto il portiere. Adesso sto a centrocampo. Lo sport è importante sia per la salute, sia per la socialità».
Quale oggetto portafortuna porterà con sé nel suo nuovo ufficio da consigliere di Stato?
«Qualche disegno e qualche lavoretto dei miei bambini. Marco ha 10 anni, Marie ne ha 9. La famiglia è un bene prezioso. Mi dà forza e mi dà coraggio».