Malgrado le direttive governative del 1997 per favorire il plurilinguismo, i quadri superiori dell'amministzrazione federale continuano ad essere occupati in modo sproporzionato da tedescofoni: è la denuncia formulata oggi dall'associazione Helvetia Latina.
La denuncia di HL è contenuta in una presa di posizione su un rapporto al governo dell'Ufficio federale del personale (UFPER), relativo alla promozione del plurilinguismo nell'amministrazione. L'associazione vi rileva importanti pecche metodologiche come, ad esempio, l'esiguità del campionamento statistico - che è limitato a quattro Uffici - e rifiuta la conclusione secondo cui francofoni ed italofoni siano oggi leggermente più rappresentati negli impieghi federali.
Nella propria analisi, HL ha studiato gli organigrammi dei quadri di undici Uffici: secondo questi dati la porzione latina è rimasta immutata tra il 1997 e il 1999. La situazione è disperata per i retoromanci - «non ne abbiamo trovato nessuno», ha detto Lachat - e gravissima per gli italofoni che solo alla Cancelleria federale raggiungono la soglia del 7,65 % (che corrisponde alla proporzione di persone di madrelingua italiana nella Confederazione secondo i dati dell'Atlante della Svizzera). Tre uffici presentavano almeno il 19,23 % di romandi, corrispondente alla proporzione di francofoni.
Helvetia Latina critica anche il fatto che solo il 15 % dei 500 apprendisti attualmente in formazione presso l'amministrazione federale a Berna siano latini. Un altro sintomo della mancata volontà di cambiamento l'associazione lo vede nel fatto che il 96 % dei traduttori della Confederazione eseguono il loro lavoro a partire dal tedesco: invece, ha dichiarato Lachat, «tutte e tre le lingue dovrebbero partecipare alla riflessione, e poi alla scrittura, di testi importanti».
Fondata nel 1980 e composta di 260 membri tra cui 65 parlamentari federali, Helvetia Latina si adopera a favore di un'equa rappresentazione delle minoranze e un maggiore uso di romancio, italiano e francese nell'amministrazione. Un altro obiettivo, ha detto Lachat, è il dialogo tra le culture del paese.
Tuttavia nessun ticinese o grigione italiano, ad appena tre ore dall'inizio della sessione del Nazionale, era «disponibile» per la conferenza stampa. Gli scarsi mezzi finanziari a disposizione dell'associazione hanno inoltre impedito che la documentazione a disposizione dei giornalisti fosse tradotta in italiano e romancio. Gli italofoni hanno dovuto accontentarsi di un comunicato stampa segnato da qualche errore.