Un campanello d'allarme per il futuro: se dovessero diventare più frequenti estati torride come quella del 2003, vegetazione ed ecosistemi boreali si trasformerebbero in vegetazione ed ecosistemi tropicali.
ROMA - Una fotosintesi al contrario. Boschi e foreste, polmoni verdi del nostro ecosistema, soggetti ad una forte ondata di calore come quella dell'estate 2003, possono funzionare anche all'inverso: invece di assorbire l'anidride carbonica dell'atmosfera, la producono e anche in grandi quantità. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sull'ultimo numero della rivista Nature e condotta dal team del Progetto europeo CarboEurope.
Lo studio ha evidenziato come nei mesi di luglio e agosto del 2003, suoli e piante (foresta pluviale, boschi mediterranei, vegetazione tipica europea) abbiano emesso un miliardo e 850 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Il killer è stato il caldo, in media oltre i 6 gradi rispetto ai valori normali, che ha sfavorito la respirazione delle piante e degli ecosistemi vegetali, oltre alla diminuzione sensibile delle precipitazioni, con la modifica delle caratteristiche chimiche e biogeochimiche dei suoli.
Per gli scienziati non si tratta di una bella notizia: normalmente è proprio d'estate che la formazione e l'accumulo di biomasse viene favorita grazie alle migliori condizioni di radiazione solare per la fotosintesi clorofilliana, ma anche per i suoli e gli ecosistemi vegetali. Il dato del 2003 porta quindi un brutto segno negativo, con un tracollo drastico di circa il 30% della preziosa biomassa. Un campanello d'allarme per il futuro: se dovessero diventare più frequenti estati torride come quella del 2003, vegetazione ed ecosistemi boreali si trasformerebbero in vegetazione ed ecosistemi tropicali.