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ITALIAReferendum a rischio

13.06.05 - 07:52
Foto d'archivio
Referendum a rischio

ROMA - Sono stati aperti alle 7 in Italia i seggi per la seconda giornata di voto per i quattro referendum riguardanti la legge sulla procreazione medicalmente assistita. Oggi ci si potrà recare alle urne fino alle ore 15.

Per essere validi i referendum devono registrare una partecipazione di almeno il 50% più un voto, un traguardo che molto difficilmente potrà essere raggiunto. Secondo dati diffusi dal ministero dell'interno, alle 22.00 di ieri aveva votato il 18,7% degli aventi diritto.


Gli obiettivi dei 4 quesiti referendari
Consentire nuove cure per malattie come l'Alzheimer, il Parkinson, le sclerosi, il diabete, le cardiopatie, i tumori; tutelare la salute della donna; favorire l'autodeterminazione della donna nella tutela della sua salute; consentire la fecondazione eterologa. Questi gli obiettivi dei quattro quesiti sui quali gli italiani si esprimeranno nella consultazione referendaria del 12 e 13 giugno prossimi.

Inizialmente, i promotori avevano raccolto le firme, circa 1 milione e 90 mila secondo i calcoli dei Radicali, per abrogare del tutto la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita. La Corte Costituzionale, tuttavia, aveva definito inammissibile il quesito. Così, sono rimasti in corsa solo gli altri quattro referendum, con i quali si chiede l'abrogazione di alcune parti del provvedimento che regola il ricorso alle tecniche di procreazione assistita.

Con il primo quesito (scheda celeste), abrogando quattro brevi commi agli articoli 12, 13 e 14 della legge 40, si consente la ricerca scientifica sulle cellule staminali di origine embrionale. Su questo, come sugli altri punti, già da settimane si registra un'accesa polemica che coinvolge tanto le forze politiche quanto la comunità scientifica. I sostenitori del 'no' e quanti si sono apertamente schierati per il non voto, infatti, ritengono fondamentale richiamarsi a quella scuola di pensiero secondo cui non vi è alcuna certezza scientifica sull'efficacia delle cellule staminali nella ricerca rispetto a quel che sotto questo aspetto possono invece garantire le cellule staminali 'adulte'.

I sostenitori del referendum, al contrario, sono convinti che l'utilizzo delle staminali embrionali possa portare a risultati confortanti, rigenerando i tessuti umani, nella cura di malattie come il morbo di Parkinson, l'Alzheimer, il diabete, i tumori. Il sì a tale quesito, dicono i promotori dell'iniziativa referendaria, ''restituisce la speranza a milioni di persone''.

Il secondo quesito (scheda arancione), abrogando una serie di commi agli articoli 1, 4, 5, 6, 13 e 14 della legge sulla fecondazione assistita, vuole tutelare la salute della donna. In altre parole, spiegano i promotori del referendum, elimina il limite dei 3 embrioni e l'obbligo di impiantarli tutti insieme anche se malati. Inoltre, con questo quesito si vogliono revocare sia il divieto di crioconservazione, cioè di congelamento degli embrioni, sia il divieto per la donna di revocare il consenso all'impianto. Il fatto che la legge 40 non consenta la crioconservazione degli embrioni e renda obbligatoria la fecondazione di un numero massimo di tre ovuli alla volta, sottolineano i promotori dell'iniziativa referendaria, obbliga la donna, in caso di insuccesso del trattamento, a sottoporsi a più cicli di cura, con possibili danni per la sua salute.

La legge 40, inoltre, non permette alle coppie portatrici di malattie genetiche e infettive la cosiddetta 'analisi preimpianto', cioè un esame dell'embrione prima del suo trasferimento nell'utero della donna. Si espone così la donna, spiegano i sostenitori del 'sì', a un doppio trauma: la possibilità di impiantare un embrione malato e la conseguente probabilità di dover ricorrere a un aborto terapeutico.

Con il terzo quesito (scheda grigia), abrogando tra gli altri il primo comma del primo articolo della legge 40, si cancella quella norma del provvedimento che equipara i diritti del concepito a quelli dei genitori. Nei Paesi a ordinamento liberale, sottolineano i promotori del referendum, non è in vigore alcuna legge che riconosca l'embrione come persona giuridica. ''Stabilire che un ovulo fecondato ha gli stessi dritti di una persona nata è un'affermazione etica e di parte, che però rischia di avere conseguenze pratiche assai rilevanti'', sottolineano i sostenitori del 'sì', che intravedono il rischio che la tutela giuridica dell'embrione possa rappresentare un primo passo verso una modifica della legge 194 sull'aborto.

Quanti invece difendono la legge 40 escludono (anche se non tutti, per la verità) che regolare nel modo previsto da questa legge la fecondazione medicalmente assistita possa in qualche modo rappresentare l'anticamera di una revisione della 194. E insistono sulla necessità di ritenere anche l'embrione una vita da difendere, anche sotto il profilo giuridico, fin dal concepimento.

Con il quarto quesito (scheda rosa), abrogando alcuni commi degli articoli 4, 9 e 12 della legge 40, si vuole consentire la fecondazione eterologa, una pratica a cui si ricorre solo in casi di grave sterilità. Si tratta di una tecnica che consente la fecondazione assistita anche utilizzando gameti di donatori esterni alla coppia. La legge attualmente la vieta categoricamente. Ma impedire a una coppia di ricorrere a un donatore esterno, sottolineano i promotori del referendum, può produrre solo due effetti: vietare per sempre alla donna di quella coppia di partorire o costringerla, se la coppia può permetterselo economicamente, a recarsi in uno dei Paesi dove la fecondazione eterologa è consentita.

E proprio il tema del 'turismo procreativo' è stato oggetto di serrate polemiche in queste ultime settimane tra il fronte del 'sì', quello del 'no' e gli astensionisti. Secondo i referendari, da quando è in vigore la legge il numero delle coppie che ha preferito varcare i confini nazionali per ricorrere alle strutture estere che praticano la fecondazione eterologa è triplicato. Stime che vengono duramente contestate dai sostenitori del 'no' e da quanti hanno scelto, e annunciato, che il 12 e 13 giugno non si recheranno alle urne.

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