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CANTONEUn premio Nobel agli Eventi letterari Monte Verità

26.01.17 - 16:00
In programma dal 6 al 9 aprile, la rassegna sarà dedicata al tema "I luoghi dell'utopia". Tra gli ospiti confermati: il premio Nobel Svetlana Alexijewitsch e lo scrittore austriaco Christoph Ransmayr
Foto Margarita Kabakova
Il premio Nobel Svetlana Alexijewitsch.
Il premio Nobel Svetlana Alexijewitsch.
Un premio Nobel agli Eventi letterari Monte Verità
In programma dal 6 al 9 aprile, la rassegna sarà dedicata al tema "I luoghi dell'utopia". Tra gli ospiti confermati: il premio Nobel Svetlana Alexijewitsch e lo scrittore austriaco Christoph Ransmayr

ASCONA - All’inizio del secolo scorso il Monte Verità era un polo di attrazione come pochi altri al mondo per scrittori, artisti e intellettuali che sperimentavano nuovi modelli di vita, proclamavano l’amore libero e rifiutavano le norme borghesi. Su questo terreno fertile di idee, gli Eventi letterari Monte Verità illustrano ogni anno determinati aspetti del concetto di utopia. Nella primavera 2017 vi si riuniranno ospiti internazionali che operano nei campi della letteratura, del giornalismo, della scienza e dell’arte per tenere letture pubbliche e discussioni sui luoghi ai quali sono ancorati i loro desideri e le loro nostalgie, ma anche sui non-luoghi che incontrano ad esempio i rifugiati in ogni parte del mondo.

I primi due ospiti annunciati per la prossima edizione sono lo scrittore austriaco Christoph Ransmayr – che racconterà di viaggi nel tempo e della follia di voler misurare l’eternità – e la scrittrice bielorussa Svetlana Alexijewitsch, premio Nobel per la letteratura 2015, la quale affronterà le conseguenze del fallimento delle utopie politiche del secolo passato.

«Delle tante utopie di una volta, oggi ne esistono ancora solo due: l’isola dell’amore e l’isola del tesoro». È quanto constatato provocatoriamente dal filosofo Peter Sloterdjik cinque anni fa quando si trovava al Monte Verità. A che cosa stava pensando? Nel primo caso, sicuramente non alle remote isole disperse nel Pacifico, dove già Paul Gauguin se la spassava, ma piuttosto ai moderni servizi di escort; nel secondo, il titolo del romanzo di Robert Louis Stevenson, tradotto ai nostri tempi, dovrebbe chiamarsi Wall Street o Trump Tower.

Contrariamente a quanto proclamato da Sloterdjik, esiste una terza isola, forse ancora più presente nell’immaginario comune: l’isola che non c’è, scoperta da bambini e idealizzata da adulti. L’utopia del non-luogo, ciò che originariamente in greco indicava appunto il «luogo che non esiste», e che nell’uso linguistico corrente è diventato anche sinonimo di desiderio. Forse non tanto di sesso o soldi, ma di felicità, di giustizia e di un mondo migliore. Ai nostri giorni questo «non-luogo» ha tanti nomi, come Atlantide, Everest o Lampedusa.

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