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LUGANO"Serata Colorata", al Lac le musiche degli internati

16.04.18 - 06:00
Lugano Città Aperta si chiude il 26 aprile con questo evento promosso in collaborazione con la Fondazione Federica Spitzer. Sul palco, tra gli altri, Peppe Servillo e Fabrizio Bosso
"Serata Colorata", al Lac le musiche degli internati
Lugano Città Aperta si chiude il 26 aprile con questo evento promosso in collaborazione con la Fondazione Federica Spitzer. Sul palco, tra gli altri, Peppe Servillo e Fabrizio Bosso

LUGANO - A concludere la manifestazioni di Lugano Città Aperta, giovedì 26 aprile alle ore 20.30 in Sala Teatro LAC un cast di eccezionali interpreti rievocano una pagina poco conosciuta della storia della Seconda Guerra Mondiale: quella del campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria, il più grande dei 48 campi di concentramento istituiti da Mussolini a partire dal 1940, dove transitarono più di 3.000 ebrei stranieri e apolidi, insieme a altri civili stranieri e dissidenti italiani.

Nonostante le condizioni di privazione estrema, ferveva l’attività artistica, tra cui i concerti definiti “Bunter Abend” (Serata Colorata), vivaci intrattenimenti musicali in una baracca adibita a sala
concerti. Una storia eccezionale di cui si sono quasi perse le tracce, che torna a vivere grazie all’imponente lavoro di recupero e ricerca musicale di Raffaele Deluca, musicista e musicologo del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano e che Viviana Kasam ha trasformato in un travolgente spettacolo. «Ricordare Ferramonti - spiega - è un’opportunità e un monito contro ogni forma di persecuzione, ed anche una denuncia nei confronti di chi sminuisce il carattere persecutorio del fascismo e delle leggi razziali italiane. Ma è anche un modo per rendere omaggio alla forza d’animo, alla creatività, al coraggio di quanti riuscirono a mantenere intatta la dignità, il desiderio di cultura e la forza del sogno, e ricordare le tante persone che si prodigarono per aiutare gli internati».

L’evento è stato promosso dalla Fondazione Federica Spitzer e dalla Città di Lugano nell’ambito del progetto Lugano Città Aperta, nato per ricordare la storica tradizione di accoglienza di Lugano e del Ticino.

«La Città di Lugano ha aderito con entusiasmo al progetto Lugano Città Aperta poiché rende un doveroso tributo a chi si è battuto per contrastare ogni forma di prevaricazione - sottolinea il Sindaco Marco Borradori - Questa iniziativa aggiunge un capitolo significativo quanto indispensabile per tenere vigile la coscienza dei giovani sull’importanza di difendere il diritto di tutti i popoli alla giustizia e alla pace, sulla necessità di lottare perché il diritto alla libera espressione sia assicurato a tutti e ovunque. Le azioni e i gesti che nascono da una completa coerenza agli ideali di libertà, uguaglianza, fratellanza e solidarietà umana incidono in profondità nella storia e nell’animo delle persone, come la forza della piccola goccia che scava in un macigno. "Serata Colorata" rende il giusto riconoscimento a chi non si arrese al buio dei campi di concentramento e continuò a coltivare l'arte e la cultura, ovvero le forme più alte di speranza e consolazione».

«Lo spettacolo esprime in modo luminoso e struggente la capacità dell’animo umano di resistere alle barbarie della storia e di vincere il male - aggiunge il Presidente della Fondazione Federica Spitzer Moreno Bernasconi - . Nel suo libro-testimonianza sull’esperienza vissuta nel campo di concentramento di Terezin (il Lager degli artisti), la Spitzer - che Lugano ha accolto come profuga e che le ha dedicato una via - scrive quanto segue: “La vita ha un senso incondizionato, che può essere diverso da persona a persona. Anche in una situazione irrimediabile, confrontati con un destino irrevocabile, possiamo trovare un senso. Possiamo mostrare, testimoniare, ciò di cui l’essere umano è capace, e con ciò trasformare una tragedia umana in un trionfo”. È il messaggio di speranza che “Serata colorata” trasmette coinvolgendo profondamente gli spettatori».

Il Presidente dell’Ente Autonomo LAC, Roberto Badaracco Capo Dicastero Cultura Sport ed Eventi del Municipio di Lugano, ha sostenuto con entusiasmo l’iniziativa fin dalla sua ideazione. «Il progetto Lugano Città Aperta, promosso per la ricorrenza dell'80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia, culmina con una "Serata colorata" al LAC, vero fulcro culturale di Lugano, in grado di esprimere assieme le varie discipline artistiche, dalla musica al teatro, dall'arte alla danza - dichiara.- Assieme all'inaugurazione del Giardino dei Giusti, iniziativa sorta per sottolineare la lunga tradizione umanitaria di Lugano e della Svizzera italiana, in serata si terrà uno spettacolo il cui messaggio è chiarissimo: la cultura e l'arte, anche nei momenti storici più bui, riescono ad esprimere quando sta nel più profondo del cuore umano, ovvero la bellezza, l'armonia, la pace, la voglia di vivere e in fondo il bene. Toccante e fortissimo l'insegnamento di Ferramonti. La Città sposa questi valori e la necessità di ricordare per evitare che si ripetano altre pagine così infauste dove l’oppressione politica, la persecuzione razziale e religiosa e la negazione della libertà venivano attuate nel più completo silenzio e nella connivenza. Ringrazio sentitamente la Fondazione Spitzer, e per essa Moreno Bernasconi, e VIviana Kasam per portare al LAC un evento culturale di forte impatto».

La musica di Ferramonti è una pagina di grande interesse nella storia della Seconda Guerra Mondiale. Da un lato le privazioni, la cupezza, la prigionia, gli stenti, il caldo di un’area infestata dalla malaria, dove le autorità sanitarie avevano sconsigliato di costruire un campo di internamento. Dall’altro la generosità della popolazione locale, l’umanità di alcune guardie, l’esistenza di una ricca vita musicale, la tolleranza e il rispetto per le espressioni artistiche. Paradossi che rivivranno attraverso il racconto del celebre attore Peppe Servillo. «Ho aderito con entusiasmo a "Serata Colorata" in ragione del fatto che la vicenda narrata dimostra straordinariamente come la musica possa, in situazioni estreme, contribuire a tessere il senso ed il valore di una comunità umana, esercitare un ruolo salvifico e custodire la dignità delle persone» spiega Servillo. «Raramente per un interprete musicale si offre la occasione di testimoniare così efficacemente Il valore del proprio linguaggio, e ciò avviene in un contesto che attraverso il valore artistico contribuisce alla ridefinizione e alla conoscenza di una storia umana particolarmente tragica e complessa».

Straordinario il cast dei musicisti: Fabrizio Bosso, star apprezzata a livello internazionale con la sua tromba; e un gruppo di virtuosi come Vince Abbracciante alla fisarmonica, Giuseppe Bassi al contrabbasso, Seby Burgio al pianoforte; Andrea Campanella al clarinetto, Daniel Hoffman al violino, Eyal Lerner al flauto, al baritono Giuseppe Naviglio e il coro Tomoquarto. Star della serata è Cristina Zavalloni, una delle più interessanti interpreti di musica colta contemporanea . «Per un musicista è sempre una grande gioia fare il proprio mestiere. Ci sono poi
circostanze in cui, al piacere di far musica, si aggiunge un sentimento di orgoglio e gratitudine: è quando sentiamo che ciò che facciamo ha una funzione sociale preziosa, come dar voce a chi è stata tolta - dichiara l’artista. - .È quello che accade in questo progetto dedicato a Ferramonti, la ragione per cui ho aderito con entusiasmo. Canterò una selezione di canzoni perlopiù di Kurt Sonnenfeld, celebre compositore che animò la vita musicale del campo negli anni in cui vi transitò: brani in inglese, tedesco, francese, che evocano il ricco spirito del tempo, con i nuovi ritmi del jazz che arrivando dall’America incontravamo il cabaret e il café chantant del centro Europa, ispirando schiere di autori, alcuni grandissimi. Tra questi, Kurt Weill, di cui proponiamo in chiusura di concerto un bellissimo brano del periodo americano, molto caro anche ai jazzisti: Lost in the Stars».

La regia è di Fabiano Marti. La direzione artistica è di Michelangelo Busco, la direzione tecnica di Punto Musica. L’atmosfera del campo sarà riproposta attraverso filmati ricavati dal ricco repertorio iconografico, dalle testimonianze scritte, dai diari e dagli spartiti, parecchi illustrati con garbo e humour. A Ferramonti furono internati numerosi musicisti, alcuni dei quali avrebbero conosciuto la celebrità nel dopoguerra, come il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isak Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. A Ferramonti ci fu perfino chi iniziò a studiare musica, per diventare poi pianista e compositore.

Il concerto propone un repertorio tipico degli Anni Trenta: jazz, kabarett, canzonette, avanspettacolo, un tipo di musica molto presente a Ferramonti, dove si ritrovano compositori amici e compagni di studio di Kurt Weill, jazzisti e musicisti klezmer. Ma ci saranno anche brani di musica classica, canto corale e pezzi tratti dal repertorio ebraico, tra cui uno struggente Kaddish; e una bellissima “Ciaccona” del compositore italiano Tomaso Antonio Vitali, scritta nel 1700: la partitura è stata ritrovata tra i molti documenti musicali di Ferramonti, raccolti dagli internati.

Durante l’intervallo dello spettacolo avrà luogo la cerimonia di consegna del Premio Federica Spitzer 2018 alla Scuola media di Breganzona (per il Progetto “Diamogli voce”) e al Centro
professionale sociosanitario Giubiasco-Canobbio.

Quando Armida Locatelli, l’erede di Kurt Sonnenfeld, portò da esaminare al Conservatorio di Milano una scatola di spartiti manoscritti che aveva ricevuto in eredità, Raffaele Deluca ne comprese subito lo straordinario valore storico: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere. Moltissimi gli spartiti decorati con disegni e con annotazioni a margine, con le impronte delle dita dei musicisti per il lungo uso; spartiti vivi che raccontano di sogni e di speranze, nella realtà grigia dell’internamento. E poi ci sono le lettere commoventi di ringraziamento, i diari, le cartoline disegnate a mano, un tesoro inestimabile perché la storia di Ferramonti è particolarmente ricca e complessa. Dimenticata dopo la guerra, la dolorosa vicenda di Ferramonti è stata ricostruita negli anni ‘80 dallo storico Carlo Spartaco Capogreco, autore di Ferramonti: la vita e gli uomini del più grande campo di internamento fascista (Giuntina), e consulente storico nella realizzazione di questo evento.

La zona su cui sorse il campo era povera e malarica, eppure, nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti i detenuti, generalmente, venivano trattati con rispetto e senza violenze fisiche. Nel settembre 1943 gli internati di Ferramonti si salvarono dalla deportazione nei Lager, scongiurata dalla rapida avanzata degli Alleati che liberarono il campo e consentirono agli ebrei che non avevano più né patria, né famiglia, né casa di rimanere nel campo. Paradossalmente, quello che era stato creato come campo fascista e antisemita, divenne una fiorente comunità ebraica.

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