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AgendaPaolo Villaggio manda a quel paese il Papa

26.11.06 - 00:47
Intervista a Paolo Villaggio ospite sabato sera del Cinema Teatro di Chiasso dove ha portato in scena un monologo dal titolo "Serata d'addio". Chiasso gli ha dedicato una rassegna cinematografica con alcuni tra i più importanti film dell'attore.
Foto d'archivio
Paolo Villaggio manda a quel paese il Papa
Intervista a Paolo Villaggio ospite sabato sera del Cinema Teatro di Chiasso dove ha portato in scena un monologo dal titolo "Serata d'addio". Chiasso gli ha dedicato una rassegna cinematografica con alcuni tra i più importanti film dell'attore.

Serata d'addio è il titolo dello spettacolo che porta a Chiasso, Villaggio ha intenzione di ritirarsi?
"Finchè ce la faccio continuo a fare l'attore. Ammetto che il titolo è un po' furbo perchè si dà l'impressione al pubblico che sia l'ultima volta che può venirmi a vedere. E quindi la gente viene di più".

Un titolo un po' forte, come lo erano i precedenti spettacoli "Delirio di un povero pazzo" e "Vita, morte e miracoli di un un pezzo di merda".
"Non erano titoli forti. In fondo sono un vecchio e quindi inizio a delirare anche io. In quel titolo c'era tuttavia anche autocompiacimento, voglia di essere spiritoso, autoironia. Ricordo che in Italia nessuno voleva pronunciare per intero il titolo 'Vita, morte e miracoli di un un pezzo di merda'. Faceva paura la parola merda, eppure è un termine talmente tanto usato che non è nemmeno piu una parolaccia, oggi diciamo "una giornata di merda", "un pubblico di merda". È diventata una parola priva di volgarità".

Chiasso le dedica una rassegna proponendo sette film: alcuni famosi, altri un po' meno. Li ricorda tutti con piacere?
"Ne ho fatti più di 100 di film. Tutti non me le ricordo. Ricordo solo quelli che tengo nel cuore, come il primo Fantozzi e il secondo episodio, il film di Olmi "Il segreto del bosco vecchio", "La voce della luna" di Fellini, ma anche quello della Wertmüller".

A Locarno dallo schermo di Piazza Grande con il film "Azzurro" lanciò un vaffanculo alla Svizzera. Oggi un bel vaffanculo a chi lo vorrebbe dire?
"Al Papa. Perchè deve avere il coraggio di andare alla Moschea blu e farsi impiccare dai lupi grigi (movimento estremista nazionalista turco, ritenuto responsabile dell'attentato a Giovanni Paolo II, ndr). Sarebbe un evento mediatico clamoroso. Questo Papa - che è antipatico, e che sembra un nazista - ha buone possibilità di essere beatificato come Woytila".

Perchè tanto odio nei confronti del Papa?
"Se pensa che venerdì si celebra la giornata mondiale contro l'Aids e la Chiesa continua a vietare l'uso del preservativo... È una tale idiozia non difendersi da una malattia solo perchè c'è una morale che ha 2000 anni. Mi sembra giusto che questo Papa prima di essere impiccato faccia qualcosa di utile per le sue pecorelle, visto che è un grande pastore".

Prima ha citato Fantozzi. Secondo lei oggi in Italia ci sono più Fantozzi o più antiFantozzi?
"Se per Fantozzi intendiamo un personaggio che fa il potente con i deboli, e il debole con i potenti, bisogna ammettere purtroppo che dominano i Fantozzi. Poi ci sono i potenti quelli che vanno a parlare e a pontificare in televisione. Sono per lo più politici. Sono animali stupidi che non avendo qualità hanno deciso di fare i politici. Per me i politici sono animali senza qualità, che prima fanno i lecchini e il portaborse di un potente, e successivamente diventano potenti, ma anche i potenti a loro volta sono leccaculi. Non ci possiamo fare nulla, è la regola di questa cultura, basata essenzialmente sul desiderio di avere potere, di farsi invidiare, e di fingere di non provare invidia".

Quest'anno ha compiuto 74 anni. Che immagine ha dei giovani?
"I giovani oggi sono disperati, bevono moltissimo, si impasticcano e poi imbrattono i muri. Questo fenomeno non è da sottovalutare. Sbagliamo quando dichiamo che sono dei teppisti, questo giovani che scrivono sui muri è gente che ha paura di non essere visibile e allora lascia dei segni per sottolineare la loro presenza, per ribadire che anche loro esistono. Imbrattendo i muri invocano un segnale d'aiuto, non sono atti di teppismo. Vogliono solamente essere visti, perchè è terribile non esserci. Non esistere, è la malattia più grave".

E quei giovani che arrivano ad armarsi di spranghe e a menare negli stadi?
"Sono giovani ancora più disperati e purtroppo di loro non si parla mai. La domenica sera si parla solo di quei commendatori, gran parte stronzi, che vanno in televisione a dire 'anche la giornata di oggi è stata funestata da incidenti’. Perchè non ci chiediamo come mai questi giovani arrivano a spaccare qualunque cosa anche se la loro squadra del cuore vince? Il loro obiettivo in realtà non è andare allo stadio e guardare la partita, vanno esclusivamente a cercare di essere visibili. Da una parte ci sono gli iperpresenti, quelli che si vedono sempre, Valentino Rossi, Briatore, i culi delle veline, e dall'altra parte ci sono coloro di cui si parla solo quando manifestano segnali terribili".


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