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LA CATTIVA EDUCAZIONEL'ultimo scabroso film di Almodovar da venerdì nelle sale

07.10.04 - 15:12
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L'ultimo scabroso film di Almodovar da venerdì nelle sale

LUGANO - Arriva domani, venerdì, nella sale cinematografiche ticinesi il nuovo film di Pedro Almodovar, pellicola che ha aperto l'ultima edizione del Festival di Cannes. Chi ha visto "La mala education" può assicurare che si tratta di un altro capolavoro che si aggiunge al fitto scrigno di perle cinematografiche create dal regista spagnolo.

Un film di passione, un vocabolo che da sempre fa parte del tessuto connettivo della poetica di Almodovar. La stessa passionalità che è arrivata a partorire ultimamente film come "Tutto su mia madre" o "Parla con lei".
Anche in "La mala education" non esitono buoni o cattivi, ma solo esseri umani che agiscono tramite passione. La storia è costruita tramite continui flashback che trasformano il tutto in una specie di storia nella storia, con un gioco di incastri sapientemente condotto.

All'inizio degli anni '60, in un collegio religioso, due ragazzi, Ignacio e Enrique, scoprono l'amore, il cinema e la paura. Testimone e parte attiva delle loro scoperte è Padre Manolo, direttore del collegio e professore di Letteratura. I tre personaggi si incontreranno altre due volte nel corso della vita: alla fine degli anni '70 e nell'80. Questi incontri segneranno la vita e la morte di alcuni di loro.
 
s.f


La parola alla critica

Il Messaggero:  "Una storia di passioni rovinose ed estreme, di preti che seducono bambini, di ragazzi che seducono adulti, di fratelli che prendono il posto di altri fratelli, per invidia, per ambizione, per gelosia. In una catena di amori e vendette in cui nessuno è veramente innocente ma nemmeno i peggiori sono del tutto colpevoli, perché ogni boia può nascondere una vittima (e viceversa), solo la droga è il male assoluto, tutto o quasi si può fare in nome della passione. Che è anche la parola da cui viene invaso lo schermo nell'ultima scena de 'La mala educaciòn'. Un film così profondamente gay che i personaggi sono tutti di sesso maschile con le fugaci eccezioni di tre figure ancillari, una madre anziana, una nonna decrepita e una sarta che compare pochi attimi sul set del film nel film. Perché 'La cattiva educazione', titolo da prendere alla lettera, è anche un irriferibile racconto a scatole cinesi; un film-matrjoska pieno non solo di travestimenti e ricatti, ma di storie che contengono altre storie, di racconti che diventano film, di citazioni di ogni tipo, com'è da sempre nello stile cinefilo di Almodovar. Anche se qui il cinema, oltre che selvaggia scuola d'arte e di vita, diventa specchio, rifugio, luogo di iniziazione sessuale. Nonché mestiere di uno dei due protagonisti, regista alla Almodovar (con le dovute differenze), che un giorno si vede consegnare da un ex compagno di scuola, suo primo amore, il racconto neanche troppo fantasioso della cattiva educazione ricevuta dai preti. (...) Questa storia tutto sommato lineare ne nasconde una assai più torbida, un intricatissimo noir in cui la dark lady è un maschio, il messicano Gael Garcia Bernal, che interpreta sia il misterioso attore-scrittore sia il travestito con un'innocenza e un trasporto che danno anche alle più esplicite scene gay un pathos inconsueto perfino per Almodovar. Magari 'Tutto su mia madre' e 'Parla con lei' erano meno soffocanti, più nuovi, emozionanti e vitali. Magari il vertiginoso gioco di specchi de 'La mala educaciòn' risulta più privato, meno sorprendente. Ma forse è presto per dirlo, film così vanno meditati, metabolizzati, ne riparleremo alla fine del festival."


Corriere della Sera: "'La mala educación' è un film incantevole che partendo da uno spunto autobiografico, i dolori del giovane Pedro nei collegi dei preti anni '60, attinge a una sfrenata fantasia romanzesca. (...) Spazia tra passato e presente divertendosi a sottolineare come la vita si trasforma in melò e viceversa, propone inganni molteplici, scambi di persona, ritorni di personaggi spariti e sparizione di altri. Sul piano della narrazione Almodóvar sfoggia un'abilità da giocoliere, a volte sfidando la logica e la credibilità, ma ci mette un tocco ironico e perfino ilare che impreziosisce l' assunto tragico; e anche un palpito assolutorio che coinvolge i personaggi più negativi. (...). I torbidi ricordi sono riscattati dalla tolleranza che viene con la maturità, le scene di violenta attrazione omosessuale (qui le donne contano poco) sono presentate con garbata naturalezza. Fra gli interpreti, tutti perfetti, spicca Gael García Bernal in una triplice incarnazione toccante e virtuosistica."

Libero: "È un film duro, che non lascia speranze, che racconta la cattiva educazione ricevuta in Spagna all'interno di un collegio cattolico da due bambini, la loro amicizia, la scoperta della sessualità, l'amore di un prete per uno dei due. Ma non è un atto di accusa contro la Chiesa, è qualcosa di più. È la passione, è l'analisi lucida "dell'ubriacatura di libertà" vissuta dalla Spagna dopo la fine dell'oscurantismo e della repressione degli Anni '60. Ed è un atto d'amore verso il cinema, che per Almodovar è stato l'àncora di salvezza di tutta una vita".

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