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LIGORNETTOAl Museo Vela, Winckelmann e l'Egitto

02.06.04 - 08:43
Dal 6 giugno al 14 novembre la riscoperta dell'arte egizia del diciottesimo secolo
Testa di una statua di Antinoo epoca dell’imperatore Adriano (circa 135 d.C.)
Al Museo Vela, Winckelmann e l'Egitto
Dal 6 giugno al 14 novembre la riscoperta dell'arte egizia del diciottesimo secolo

LIGORNETTO - Nell’ambito delle mostre tematiche a carattere interdisciplinare, che il Museo Vela propone a scadenza regolare, e rinnovando la collaborazione con lo Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco di Baviera,  quest’anno viene proposta al pubblico la mostra dal titolo Winckelmann e l’Egitto. La riscoperta dell’arte egizia nel 18° secolo, ideata dal museo di Monaco e dal Winckelmann-Museum di Stendal, di cui la tappa a Ligornetto è la seconda, in una lunga e prestigiosa itineranza che prevede stazioni a Vienna, Monaco, Berlino e Roma.

 A Villa Vela la rassegna viene completata da un nucleo importante di opere monumentali, assenti da Stendal. La mostra tratta di un aspetto fin’ora inedito e negletto della vastissima attività scientifica di Johann Joachim Winckelmann (1717-1768): lo studio dell’arte dell’Antico Egitto, ai cui stili egli ha dato, per primo, una strutturazione cronologica. In mostra sono esposte opere d’arte scultoree monumentali (sfingi, statue) e di arte minore (cammei, rilievi decorativi ecc), oltre a testi - taccuini di viaggio, incisioni, studi antiquari sei e settecenteschi - che furono fondamentali per la riscoperta e il successivo studio della materia, nonché per il dibattito che in quegli anni (nella seconda metà del Settecento) si animava intorno alla gerarchizzazione delle culture antiche.

Winckelmann appare un fondatore, in ambito scientifico, anche nel suo approccio innovativo ai monumenti artistici egizi: fu il primo, cioè, ad affrontarli con parametri iconografici, cronologici e stilistici, quindi in chiave sistematica. Grazie a lui, prese forma una prima storia dell’arte egizia che, in quanto basata sull’osservazione precisa dei monumenti, schiudeva orizzonti nuovi anche sul piano metodologico.

A questa riscoperta settecentesca dell’arte egizia è dedicata la mostra, che presenta la divulgazione delle prime immagini di opere d’arte da parte dei viaggiatori e spiega perché nel Settecento, per studiare quelle opere, occorreva anzitutto recarsi in Italia, ove c’erano templi romani di divinità egizie, decorati con sculture importate dall’antico Egitto; la conseguente prima ondata di «egittomania» aveva indotto anche a imitarle per decorare case e ville romane. Da Roma, già nei decenni a cavallo del 1700, alcuni reperti egizi finirono poi in collezioni europee di sovrani e di privati cittadini; grazie alle loro pubblicazioni, anche Winckelmann venne a conoscenza di quei reperti.

Le opere provengono dai maggiori musei egizi di Germania, Austria e Italia (Monaco, Berlino, Vienna, Dresda, Torino), mentre la mostra viene arricchita in questa tappa elvetica dall’edizione integrale degli scritti di Winckelmann di proprietà di Vincenzo Vela stesso, in una rara edizione italiana in 12 volumi degli anni 1830-34.
La mostra durerà dal 6 giugno al 14 novembre e sarà accompagnata da un catalogo in lingua italiana e uno in lingua tedesca, oltre che da audioguide in entrambe le lingue.

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