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INTERVISTAIngrassia: “Che imbarazzo a spogliarmi in Full Monty”

29.11.02 - 07:27
...parla Giampiero Ingrassia
Ingrassia: “Che imbarazzo a spogliarmi in Full Monty”
Nel 1997 il film riuscì a sbancare inaspettatamente i botteghini prima dell’Inghilterra e poi di tutta Europa e in breve tempo la pellicola si è ritagliato un suo piccolo posto nella storia del cinema contemporaneo. Due anni fa è nata l’idea di realizzare a Broadway la versione musicale del film, un’idea che ha raccolto subito consensi suscitando un immediato interesse di pubblico e di critica. A portare in Italia il Musical è stato un maestro del genere, Gigi Proietti, che ha realizzato la versione italiana dello spettacolo e che ora si appresta a sbarcare anche in Ticino il prossimo 11 dicembre alle 21.00 al Palabasket di Bellinzona. L’impegno per la realizzazione del musical è stato senza precedenti: oltre 2000 curriculum visionati, 1000 provini realizzati, per un team composto da oltre 150 persone, tra cui 21 attori, 16 membri dello staff creativo e 45 persone impegnate nell’allestimento scenografico. La scelta degli attori è caduta su Mirando Martino, nota cantante e attrice, e Gianpiero Ingrassia reduce da alcuni trionfali musical. È proprio a lui che abbiamo chiesto di raccontarci di questa esperienza e soprattutto cosa lo ha spinto ad interpretare un musical in cui doveva spogliarsi.

“Mi era piaciuto molto il film che avevo trovato ironico, divertente e soprattutto intelligente. Mi stuzzicava l’idea di portare in teatro la storia di un disoccupato che per raccimolare un po’ di soldi è disposto a tutto. Quando mi è arrivata la proposta di prendere parte allo spettacolo e sapendo che la regia era di Gigi Proietti non potevo rifiutare. Avevo una grande voglia di tornare a lavorare con lui”.

Lo spettacolo in cosa si differenzia rispetto al film.

“Sicuramente ha una marcia in più perché ha un maggiore impatto sul pubblico, componente invece assente nel film. Finora il pubblico si è sempre divertito molto, soprattutto perché non immagina se veramente ci spogliamo o meno. Posso dire che ci togliamo i boxer, restiamo in perizoma�e mi fermo qui per non dirti quello che succede dopo”.

Stuzzichiamo invece la curiosità morbosa dello spettatore? Fin dove arriva il nudo?

“È un vero nudo, un nudo integrale. Nel film la scena clou, quella del nudo, è in realtà un fermo immagine sui sederi dei protagonisti e il pubblico vedeva il tutto da dietro. Nel nostro spettacolo invece il pubblico è davanti”.

Nessun imbarazzo a recitare le scene di nudo?

“Assolutamente sì, soprattutto all’inizio”.

E come hai fatto a superare l’imbarazzo?

“Facendo l’attore si vincono molti pudori, e poi l’ironia in questi casi aiuta molto. Nessuno di noi è un Brad Pitt o un Gorge Clooney per cui abbiamo affrontato questa prova con molto divertimento e senza prenderci troppo sul serio. Inoltre c’è un piccolo stratagemma per il quale noi siamo sì nudi, ma alla fine il pubblico vede ben poco”.

La tua famiglia come ha reagito quando hai comunicato che accettavi di recitare in questo spettacolo?

“Mia moglie è stata la prima a dirmi che dovevo farlo assolutamente. Mia madre, all’inizio, si è un po’ preoccupata, non era felice all’idea di vedere suo figlio nudo su un palcoscenico, ma a tranquillizzarla ci ha pensato mio padre, il quale sapeva da principio che un artista come Gigi Proietti non avrebbe mai creato una cosa volgare”.

Ma se non fossi Giampiero Ingrassia e non facessi l’attore saresti disposto a mostrati nudo per ottenere un lavoro?

“Prima dovrei conoscere quel pazzo o quella pazza che ha il coraggio di volermi vedere nudo. Comprendo la disperazione, come quella dei protagonisti di Full Monty che sono stati licenziati e che devono affrontare mille difficoltà finanziarie, in queste situazioni una persona è davvero disposto a fare qualunque cosa, anche a denudarsi. Credo però che si tratti sempre di una vittoria amara, perché dopo uno spogliarello ritornano ad essere disoccupati e la disperazione è dietro l’angolo nuovamente”.

Quindi i protagonisti di Full Monty sono più eroi o falliti?

“Sono dei vincenti, ma con una punta di amarezza perché hanno dimostrato a tutti di essere in grado di fare qualcosa per la quale non sono assolutamente portati, ma alla fine tornano ad essere disoccupati”.

Eppure la nudità è un’arma con la quale si ottengono molte ricompense. In questi giorni la tv italiana è stata definita volgare ed è stata messa sotto accusa per la troppa nudità vi circola nelle trasmissioni.

“Vedere dei glutei in televisione oggi è ritenuto molto normale. La nudità è entrata anche in un talk show, non solo negli spettacoli. Ricordo che quando ero piccolo si restava inchiodati davanti al televisore per vedere l’ombelico della Carrà o le gambe delle Kessler, eppure in quei casi c’era qualcuno che si scandalizzava. Non ritengo volgare nulla di tutto ciò. Se qualcuna ha un bel seno e lo mostra in Tv, che ben venga. Trovo molto più volgare l’ipocrisia che circola in questo ambiente ad esempio”.

Lo spettacolo porta la regia di Gigi Proietti. Nel cast c’è anche Mirando Martino. Un pregio e un difetto di questi due grandi dello spettacolo italiano?

“Il pregio di Gigi è di essere superlativo in tutto, sia come regista che come attore. Il difetto è che non ha peli sulla lingua e dice tutto quello che pensa. Per Miranda invece non avrei nessun difetto da raccontarti, ma posso solo parlare della sua straordinaria dolcezza, della sua professionalità”.

Il musical sembra essere un genere adatto a te: canti, balli, reciti. Il successo di “Grease” in cui recitavi accanto a Lorella Cuccarini lo dimostra. È una passione nata di recente oppure no?

“È una passione che ho avuto sin dal 1973, quando avevo 13 anni e andai a teatro a vedere Jesus Christ Superstar. Rimasi letteralmente incantato di quest’opera. Successivamente ebbi la stessa sensazione guardando il “The Rocky Horror Pictures Show”, “Grease” e tanti altri musical che alimentarono la mia voglia di recitare, cantare e ballare. Il mio sogno si concretizzò quando nel 1989 Saverio Marconi mi chiamò per interpretare “La piccola bottega degli orrori”, uno dei primi musical che sbarcarono in Italia”.

Televisione, cinema, teatro. Tre parole che fanno parte del tuo curriculum. Il tuo futuro su quale delle tre verterà?

“Amo questo lavoro perché mi permette di spaziare e affrontare diversi campo dello spettacolo. Ma se devo essere sincero amo molto il teatro perché ogni sera devi riuscire a conquistare il pubblico che è venuto a vederti. È una conquista molto stimolante per un attore. Tornerò a recitare in teatro il musical “Salvato Giuliano” e la prosa con una pièce su John Lennon”.

Per concludere per quale motivo un utente dovrebbe comprare il biglietto e venire a vedere Full Monty?

“Perché è uno spettacolo ricco di emozioni, si ride e si riflette nello stesso momento”.

Di Sal Feo

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