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Formazione & consulenzaPerché spesso la paura ci spinge a negare i cambiamenti climatici

27.08.21 - 10:00
I cambiamenti climatici sono scientificamente dimostrati.
climatici. Foto: 20min/Celia Nogler
Le azioni di gruppo come la partecipazione alle manifestazioni per il clima (qui quella tenutasi a Barna il 6 agosto 2021) promuovono sentimenti positivi verso l’impegno contro i cambiamenti climatici
Le azioni di gruppo come la partecipazione alle manifestazioni per il clima (qui quella tenutasi a Barna il 6 agosto 2021) promuovono sentimenti positivi verso l’impegno contro i cambiamenti climatici
Perché spesso la paura ci spinge a negare i cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici sono scientificamente dimostrati.
In questa intervista, la psicologa Daniella Nosetti-Bürgi spiega perché succede e come è possibile cambiare il modo di pensare delle persone.

Perché le persone si rifiutano di riconoscere i drastici cambiamenti climatici in corso e di agire per contrastarli?

Noi esseri umani facciamo fatica a uscire dalla nostra zona comfort e ci atteniamo a ciò che conosciamo. In caso di minaccia incombente, ci aggrappiamo ancora più saldamente alle nostre certezze perché ci trasmettono sicurezza. Solo quando anche all’interno della zona comfort le cose si mettono male, come ad esempio in caso di inondazioni o incendi boschivi, si crea la possibilità di un’apertura al cambiamento.

Che ruolo gioca la paura del cambiamento?

Le catastrofi climatiche generano effettivamente paura e senso di impotenza. Il nostro sistema nervoso autonomo reagisce in tre modi: fuga, lotta o irrigidimento.
Le persone combattive agiscono e si impegnano oppure si oppongono ai risultati scientifici. Altre scelgono la fuga: guardano dall’altra parte, sminuiscono, negano o ridicolizzano il tutto. Si tratta di meccanismi di difesa.

Perché ne abbiamo bisogno?

Come detto, le catastrofi climatiche incombenti generano paura e senso di impotenza. A nessuno piace provare queste sensazioni e la nostra psiche ci protegge da questi sentimenti sgradevoli. Tuttavia, se smettessimo di provare paura, non cambierebbe nulla. Dobbiamo quindi imparare a gestire le sensazioni sgradevoli e, ad esempio, ammettere la nostra tristezza di fronte all’estinzione delle specie animali. La tristezza può fungere da stimolo per modificare il nostro comportamento.

È anche una questione di empatia.

Le persone hanno in sé la capacità di provare empatia. Molte ore passate a osservare immagini violente sui media possono tuttavia portare a un intorpidimento. Negli ultimi decenni, è stato posto un accento troppo importante sulla comunicazione delle notizie e ciò ha portato a sentimenti di paura e impotenza e, di conseguenza, a un sentimento di rifiuto. Avremmo invece bisogno di incoraggiamento. I sentimenti di responsabilità e la capacità di prendere l’iniziativa devono essere incoraggiati: non importa quanto siamo piccoli, possiamo sempre dare il nostro contributo. Ad esempio, evitando di acquistare prodotti che arrivano da Paesi lontani.

Come si può promuovere la capacità di prendere l’iniziativa?

I media hanno un’enorme responsabilità ma la comprendono solo parzialmente.
Dobbiamo essere consapevoli del problema ma un continuo bombardamento negativo ottiene l’effetto opposto a quello desiderato. Fintanto che i media funzioneranno così, non cambierà nulla. Abbiamo bisogno di esempi incoraggianti e storie positive. Occorre mostrare in che modo possiamo arrivare alla nostra svolta personale. I dialoghi climatici positivo-costruttivi come quelli condotti da «Pane per tutti/Sacrificio quaresimale» sono ad esempio di grande aiuto.

È positivo anche condividere le proprie esperienze?

Siamo creature socievoli e ci orientiamo sempre agli altri. La ricerca sulle conseguenze dei cambiamenti climatici ha mostrato che basta una minoranza del 25 per cento di persone impegnate per convincere il resto a orientarsi verso comportamenti che proteggono il clima. In questo modo nasce una prima maggioranza che poi coinvolgerà tutti gli altri. Si parla di «tipping points».

Una volta che ammettiamo l’esistenza dei cambiamenti climatici, siamo obbligati ad affrontarli. Viviamo quindi un obbligo che incide sulla leggerezza della vita.

Ma è proprio grazie al cambiamento dei comportamenti che possiamo tornare alla leggerezza. Le paure alimentano la depressione. Una volta che realizziamo cosa possiamo fare, cominciamo a vedere anche una via d’uscita. Cominciamo a percepirci come propositivi. La partecipazione a una manifestazione per il clima può ad esempio far scattare questi sentimenti.

 

Daniella Nosetti-Bürgi è lic.phil. psicologa specialista in psicoterapia FSP e membro dell’organizzazione Psychologists for Future. Psychologists for Future è stata fondata in Germania due anni fa con lo scopo di sfruttare le conoscenze specialistiche degli psicologi per superare la crisi climatica. Con l’aiuto di workshop, webinar, profilassi per burn-out e consulenze, le persone vengono incoraggiate a resistere, a gestire le proprie emozioni negative e a pensare in modo costruttivo. A livello svizzero, il primo gruppo regionale di Psychologists for Future ha sede nella Svizzera centrale.

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