Il partito sostiene i sette lavoratori licenziati a Cadenazzo: «Vanno reintegrati. La scusa dell'apertura di AlpTransit è una presa per i fondelli»
CADENAZZO - «La misura è colma». Il partito comunista (PC) si scaglia contro La Posta, che ha deciso di licenziare 7 lavoratori ultra-cinquantenni dal centro pacchi di Cadenazzo. «Qualcuno si ostina a gestire un'azienda pubblica come se fosse un affare privato, smantellando a piacimento la propria rete di uffici sul territorio, colpendo le regioni periferiche e insultando il mandato di servizio pubblico». Ma non solo. I comunisti trovano infatti ridicola la giustificazione trovata dalla Posta per spiegare i tagli. «La scusa dell’apertura di AlpTransit che riduce i camion e dunque i lavori di carico e scarico suona tanto come una presa per i fondelli».
«I manager postali non sapevano che AlpTransit sarebbe arrivata?» - «E così - sottolinea il PC - la Posta non solo si sbarazza di onesti lavoratori, rovinando la vita di intere famiglie, ma irride le (per una volta lungimiranti) scelte economiche (AlpTransit appunto) del parlamento e del popolo. La Posta in sostanza sembra voglia impedire al Paese di svilupparsi! Ma i grandi manager postali non sapevano forse che AlpTransit sarebbe arrivata? E la mirabolante strategia di riorganizzazione aziendale che questi strapagati individui riescono a produrre per affrontare tale presunta novità in cosa consiste? Nel licenziamento di sette operai».
Mala-esternalizzazione - La verità, secondo i comunisti, è che il Gigante Giallo ha deciso di esternalizzare tutta una seria di compiti per snellire il proprio organico, «peggiorando le condizioni di lavoro». Il Partito Comunista, nel solidarizzare con i lavoratori colpiti da tale misura, ricorda che «tutti i partiti governativi hanno condiviso l'attuale politica di gestione delle ex-regie federali e solo i comunisti hanno difeso pochi mesi fa l'iniziativa "Pro Service Public", che - alla faccia di certa sinistra - intendeva porre fine una volta per tutte al neoliberismo sfrenato in seno alle ex-regie federali».
«Il governo agisca» - I comunisti chiedono innanzitutto che il Consiglio di Stato risponda il prima possibile all'interrogazione depositata il 7 dicembre scorso dal proprio deputato Massimiliano Ay intitolata “La Posta smantella ancora il servizio pubblico - Atto secondo”. «In seguito il governo deve intervenire politicamente presso i vertici aziendali in maniera convinta affinché queste sette persone siano reimpiegate nel Gigante Giallo, quell’azienda che un tempo rappresentava un orgoglio nazionale».