Le coltivazioni di erba light sotto esame olfattivo. Ma le fonti moleste sono diverse. Ecco quali e quante segnalazioni riceve il Cantone. E per stabilire il limite di tolleranza c’è un “pool” di nasi
BELLINZONA - «Puzza di più il depuratore di Bioggio» ha detto al CdT un coltivatore di canapa light. E dietro quel “più” si spalanca un mondo di odori, più o meno molesti, che l’autorità è chiamata a soppesare. Tenendo presente che la sensibilità varia da persona a persona e il disagio, se prendiamo il caso della canapa, può dipendere da altri fattori: dalla sicurezza, fino al pregiudizio sulla sostanza (legale) o verso le persone che orbitano in questo business.
Questione di percezione - A lungo additato come “impianto delle puzze” il depuratore di Bioggio fatica a scollarsi di dosso l’immeritata etichetta: «Le fonti degli odori che si percepiscono dalle parti del Vedeggio sono diverse, ma escluderei la nostra - dice Laurent Kocher, direttore del Consorzio depurazione acque Lugano e dintorni (Cdaled) -. Abbiamo fatto importanti investimenti nel trattamento dei fanghi che avviene in locali chiusi con sistemi di deodorizzazione. Il colore marrone nelle vasche all’aperto dipende invece dai batteri usati per il processo biologico. Ma da lì non esce puzza», dice il direttore del Cdaled, fornendo una pista: «Dev’esserci una fonte industriale in territorio di Bioggio da cui escono odori molto marcati… Ormai ho il naso da esperto».
Ecologia e compost - Altra zona, altri problemi. Gli abitanti di Taverne da un ventennio convivono con gli effluvi che scendono dalla collina. Fonte la piazza di compostaggio della ditta Caiscio che sorge nel bosco soprastante. Anche in quel caso narici molto sollecitate, come conferma il sindaco Tullio Crivelli, che però da titolare di una fattoria è più tollerante verso i profumi del campo: «Anni fa il problema della fermentazione era più marcato, poi usando enzimi naturali e nebulizzandoci sopra acqua sono riusciti a trattenere le emissioni di gas che possono ancora disturbare nei giorni, come ieri l’altro, di bassa pressione. La Caiscio aspetta comunque il via libera cantonale per costruire un capannone. Ma le procedure sono lunghe». È l’altra faccia dell’ecologia, conclude Crivelli, «non poter bruciare gli scarti vegetali comporta, nel rispetto delle regole, l’accettazione di alcune situazioni».
Il formulario degli odori - Sebbene l’odore rimanga qualcosa di impalpabile e sfuggente, esiste per il cittadino un canale di segnalazione. Ci sono anzitutto gli sportelli comunali, ma poi è disponibile anche - online - un formulario da inoltrare al Cantone «Sì, questo formulario ha lo scopo di raccogliere le informazioni relative alla presunta origine, all’intensità e alla frequenza degli odori molesti, affinché si possa intervenire in modo concreto verso l’attività che lo causa» spiega Mirco Moser, capo dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili. Nel concreto le segnalazioni variano, però dice il funzionario, «in media sono una decina di casi all’anno. Sicuramente la sensibilità della popolazione è aumentata, ma è bene ricordare che in Ticino il fondovalle rappresenta solo il 17% della superficie e, in questa porzione di territorio sono concentrate tutte le attività umane».
Il pool dei nasi - Il problema si presenta in genere a ridosso di zone residenziali o miste. «Le attività per le quali riceviamo maggiori reclami sono quelle legate a industria, agricoltura e agro-alimentare. Il formulario serve a monitorare la situazione, prima di fare una segnalazione o un reclamo». Sono informazioni, aggiunge Moser, che permettono di capire la frequenza del disturbo e di individuare anche la fonte e quindi di intervenire in modo concreto. La valutazione del disagio, se fondato, passa attraverso delle analisi olfattometriche. Vengono prelevati campioni di aria e poi creati altri campioni a concentrazioni note della sostanza maleodorante che vengono sottoposti a un pool formato da persone comuni, il cui naso determinerà a che livello subentra il disagio.
I provvedimenti - In ogni caso, sottolinea Moser, «la prima istanza a cui rivolgere una segnalazione di molestia per odori è sempre l’autorità comunale. L’ufficio cantonale interviene a supporto dei comuni e, identificata la causa, collabora alla ricerca dei provvedimenti immediati e di soluzioni praticabili con il titolare dell’attività che genera molestia. Come per tutte le procedure, le sanzioni e i richiami entrano in linea di conto solo se la ditta interessata agisce fuori dalla legalità».