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SVIZZERADidier Burkhalter: «Non ero più in sintonia con il Consiglio federale»

20.04.18 - 12:42
L'ex ministro degli esteri in un'intervista pubblicata sul sito della RTS: «Volevo potermi esprimere liberamente su ciò che penso»
Keystone
Didier Burkhalter: «Non ero più in sintonia con il Consiglio federale»
L'ex ministro degli esteri in un'intervista pubblicata sul sito della RTS: «Volevo potermi esprimere liberamente su ciò che penso»

BERNA - Dieci mesi dopo l'annuncio delle sue dimissioni, Didier Burkhalter ritorna sui motivi che l'hanno spinto a lasciare il Consiglio federale. In un'intervista pubblicata sul sito della RTS, l'ex ministro degli esteri elvetico afferma di non essersi più sentito in sintonia con i «valori essenziali» da lui difesi.

Interrogato dal giornalista televisivo Darius Rochebin sul fatto di essere stato messo in minoranza in seno all'esecutivo federale, il Neocastellano ha risposto che «capita spesso di essere minoritari». Ciò diventa un problema quando si «ha davvero l'impressione che l'autorità collegiale nella quale si lavora non sia più in sintonia con quello che si ritiene essenziale».

A questo proposito, Burkhalter evoca la questione dell'esportazione di armi nelle zone di guerra. «Ritengo che occorre essere molto chiari e opporvisi». Quanto alla problematica della parità salariale tra uomini e donne, «se fossi stato una donna, avrei avuto molta meno pazienza», ha dichiarato in un'intervista che sarà diffusa domenica nell'ambito della trasmissione «Pardonnez-moi», ma già disponibile online.

Su questi temi, l'ex consigliere federale «ha sentito di non essere più sulla stessa lunghezza d'onda» dei colleghi. Dopo oltre 30 anni di politica attiva, di cui 22 in esecutivi, «volevo potermi esprimere liberamente su ciò che penso».

La libertà è peraltro la cosa che più apprezza il liberale-radicale nella sua nuova vita. A suo avviso, la carica di consigliere federale ha «un lato vincolante» ed esige di esprimersi a nome di un'autorità e non in prima persona.

Negoziati Svizzera-Ue

Nell'intervista Didier Burkhalter ha ribadito che non sono stati i negoziati tra la Svizzera e l'UE concernenti un accordo istituzionale a spingerlo a lasciare il governo. La sua decisione riflette il suo «bisogno di fare altro» e la perdita del «fuoco sacro per essere al 200%» in Consiglio federale.

L'ex ministro non considera le sue dimissioni come una rottura. A suo avviso, è altrettanto difficile uscire dal governo che entrare a farvi parte. Ma è importante non lasciare il Consiglio federale con un sentimento di amarezza, poiché vi si è rimasti troppo a lungo, quando non si hanno più le forze necessarie, ha sottolineato Burkhalter.

«Ed è proprio il sentimento che ho avuto un giorno svegliandomi, subito dopo due viaggi molto forti dal punto di vista emotivo», ha aggiunto il Neocastellano. Si era infatti recato in Ucraina, vicino alla zona di conflitto, e in Giordania, vicino alla frontiera siriana. Ora l'ex consigliere federale si dedica alla scrittura: il suo secondo libro "Là dove montagna e lago si parlano" ("Là où montagne et lac se parlent") è stato pubblicato a fine febbraio.

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COMMENTI
 

sedelin 5 anni fa su tio
uno dei pochissimi che ha dato se stesso con onestà e senso di responsabilità, molto apprezzato per la sua spontaneità e schiettezza. purtroppo questo genere di persone viene isolato dalla maggioranza che fa politica soltanto per tornaconto personale.
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