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SVIZZERAIndagini e arresti, Fifa nell'occhio del ciclone

27.05.15 - 16:04
La Federazione calcistica "è parte lesa" e difende il suo Presidente Blatter a spada tratta
Indagini e arresti, Fifa nell'occhio del ciclone
La Federazione calcistica "è parte lesa" e difende il suo Presidente Blatter a spada tratta

ZURIGO - Un terremoto scuote la Fifa a poche ore dal Congresso di venerdì che dovrebbe riconfermare Sepp Blatter alla presidenza. Sette dirigenti, presunti corrotti, della Federazione internazionale di calcio e di organizzazioni affiliate sono stati arrestati stamane a Zurigo su richiesta americana. La Procura federale ha da parte sua avviato un procedimento contro ignoti relativo all'assegnazione dei Campionati mondiali di calcio 2018 e 2022.

I due procedimenti - separati ma coordinati - avviati negli USA dal Ministero pubblico del Distretto Est di New York e in Svizzera dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) risparmiano, almeno per ora, Joseph 'Sepp' Blatter, capo indiscusso del calcio mondiale dal 1998.

Il 79enne vallesano non è "assolutamente implicato" nella vicenda, in cui la Fifa "è parte lesa", perché è stata la stessa Federazione a sporgere denuncia penale contro ignoti lo scorso novembre, ha puntualizzato davanti ai media a Zurigo il portavoce Walter de Gregorio.

Questi ha aggiunto che i mondiali del 2018 in Russia e del 2022 in Qatar "si terranno regolarmente" e che non ci sarà alcun rinvio per l'elezione del presidente. Blatter, "che non ha la minima intenzione di ritirare la propria candidatura", è ancora dato per favorito per la rielezione a un quinto mandato quadriennale alla testa della Federazione contro lo sfidante principe giordano Ali bin Al Hussein.

Blitz al Baur au Lac, tangenti in USA e Sudamerica - I sette dirigenti sono stati prelevati stamane presto dall'albergo di lusso Baur au Lac in cui alloggiavano, nel corso di una vera e propria retata. Negli Stati Uniti sono incriminati insieme ad altri due colleghi e cinque responsabili di marketing sportivo, in tutto 14 persone.

Secondo il Dipartimento di giustizia americano (DoJ) gli imputati rischiano fino a 20 anni di carcere per associazione a delinquere, estorsione, truffa, riciclaggio e altri reati, avvenuti su un periodo di 24 anni e per una somma "ben al di sopra dei 150 milioni di dollari".

I dirigenti calcistici avrebbero ricevuto tangenti e provvigioni da rappresentanti di media sportivi e imprese di commercializzazione dello sport in cambio dei diritti di trasmissione, commercializzazione e sponsorizzazione di tornei di calcio negli Stati Uniti e nell'America del Sud.

Tutti e sette gli arrestati sono stati posti in detenzione in vista della loro estradizione, ha precisato l'Ufficio federale di giustizia (UFG), che ha anche fatto bloccare, sulla base di tre rogatorie americane, i conti in diverse banche elvetiche per i quali sarebbero transitati i fondi oggetto dell'inchiesta.

Gli arrestati - Fra gli arrestati ci sono due vicepresidenti della Fifa: l'uruguayano Eugenio Figueredo, che è anche vicepresidente della Confederazione sudamericana di calcio (Conmebol), e il britannico Jeffrey Webb, presidente della Confederazione di football dell'America del Nord, dell'America centrale e dei Caraibi (Confacaf).

Gli altri sono Eduardo Li, presidente della Federazione costaricana di calcio (Fedefutbol), José Maria Marin, membro esecutivo della Conmebol, Julio Rocha, ex presidente della Federazione di football del Nicaragua, Costas Takkas, ex segretario della Federazione di calcio delle isole Cayman, e Rafael Esquivel, presidente della Federazione calcistica del Venezuela (FVF) e membro esecutivo della Conmebol.

Il Dipartimento di giustizia americano cita fra i dirigenti incriminati negli USA anche i nomi di Jack Warner, ex vicepresidente della Fifa e presidente dell'Unione calcistica dei Caraibi, e Nicolas Leoz, presidente della Conmebol sudamericana.

Anche la Procura federale indaga - Nella vicenda Berna non si limita ad assecondare la giustizia americana. L'MPC ha avviato a sua volta un procedimento penale contro ignoti relativo all'assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022 e alla sede di Zurigo sono stati confiscati oggi dati elettronici e documenti. Ipotesi di reato: amministrazione infedele e riciclaggio di denaro tramite conti bancari elvetici.

Il procedimento, avviato il 10 marzo scorso, fa seguito a una denuncia penale presentata il 18 novembre 2014 dalla stessa Fifa, che è dunque considerata "parte lesa".

In seguito all'odierno sequestro degli incarti, 10 persone che, quali membri dell’Executive Committee 2010, avevano partecipato alla selezione conclusasi con l'assegnazione dei Campionati del 2018 alla Russia e quelli del 2022 al Qatar, saranno interrogati dall'MPC e dalla Polizia giudiziaria federale "in qualità di persone informate sui fatti".

L'inchiesta è coordinata con le autorità americane "in considerazione del grande numero di persone che hanno preso parte all'assegnazione dei Campionati mondiali" e in modo che le informazioni di rilevanza penale possano essere raccolte senza rischio di collusione, scrive la Procura federale in una nota.

La denuncia della Fifa - Nella denuncia presentata in novembre dalla Fifa si evocava una "possibile condotta illegittima di singole persone in relazione all'assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022": "c'è il sospetto fondato che, in casi isolati, sia avvenuto il trasferimento internazionale di asset collegati alla Svizzera. Questo merita di essere esaminato dalle autorità", aveva indicato la Federazione.

La questione era stata oggetto dell'indagine interna condotta da Michael Garcia, presidente della camera investigativa del Comitato etico della Fifa. La camera giudicante del Comitato, presieduta da Hans-Joachim Eckert, non ha però ravvisato irregolarità. Eckert ha comunque chiesto al presidente Blatter di rivolgersi alla giustizia ordinaria, come prevede il Codice etico della federazione internazionale.

Il rapporto stilato da Garcia e da Cornel Borbely non è stato reso pubblico in maniera integrale ma è stato messo a disposizione della Procura federale già diversi mesi fa, ha detto Walter De Gregorio. Per il portavoce "questa inchiesta per la Fifa è un bene. Non per la sua immagine, per la sua reputazione, ma è un bene perché ci sarà pulizia dopo quello che è successo negli ultimi anni".

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