Un capo scout ha abusato sessualmente di 8 bambini. Il caso fa discutere. Il racconto di una delle vittime che spiega come il pedofilo era riuscito a conquistarsi la fiducia in famiglia
ZURIGO - Sta facendo molto discutere la vicenda del capo scout che ha abusato di alcuni bambini a Zurigo. Anche perché si tratta di uno dei più grandi casi di violenza sessuale su bimbi degli ultimi anni.
Otto ragazzini attivi in un gruppo scout sono stati abusati dal loro capo. L'uomo oggi ha 51 anni. Aveva il sostegno e la fiducia di un intero paese. Famiglie che avevano affidato a quell’uomo l'intrattenimento e la crescita dei loro figli. Oggi un papà - che chiameremo Daniel - il cui figlio è stato coinvolto in questa vicenda, ha deciso di rompere il silenzio e - intervistato dal portale 20 Minuten con garanzia di anonimato - ha raccontato come sono andati i fatti. «Mio figlio non riesce ancora a parlare di quanto successo, e per ora rifiuta perfino una terapia».
È dura accettare che tra le vittime di abusi sessuali ci sia proprio tuo figlio. «Siamo sempre stati molto attenti - racconta Daniel - abbiamo sempre spiegato ai nostri figli che ci sono uomini come Roland e che ci avrebbero dovuto, sempre e subito, raccontare se fosse successo qualcosa a loro». Nel suo racconto Daniel ricorda che inizialmente avevano trovato Roland un po' strano e alquanto irritante. «Diciamo che era entrato in famiglia, si era un po' imposto, causando anche un po' di fastidio».
Non avevo mai capito che il suo interesse era per mio figlio - Nulla faceva pensare che Roland potesse essere interessato ai bambini. Anzi, Daniel inizialmente pensava che l'oggetto dei suoi interessi fosse la propria moglie. «Veniva a casa ed era sempre gentile e affettuoso con lei. Faceva qualsiasi cosa per mia moglie, tanto che in paese qualcuno aveva già iniziato a mormorare. Ora capisco che tutta la sua carineria era la via più semplice per arrivare ai miei figli».
Daniel arrivò perfino ad affrontare il capo scout e a dirgli che non vedeva di buon occhio questo continuo flirtare con sua moglie. A quel punto Roland smise di essere presente tutti i giorni, ma continuò tuttavia ad essere vicino alla famiglia.
«È sempre stato un grande amico, era sempre lì quando abbiamo avuto bisogno di aiuto, manteneva le promesse date e si è dimostrato sempre serio». Ma nessuno della famiglia poteva pensare che Roland nutrisse desideri sessuali nei confronti dei loro figli.
Insospettabile - Praticamente ogni fine settimana l’uomo accoglieva a casa sua un bambino. «Roland ci aveva detto che era il figlio della sua ex-fidanzata». L’allora undicenne sembrava estremamente felice quando era in compagnia di Roland. Per questo motivo Daniel allora non ebbe nessun sospetto. «Avevamo pure pensato che una mamma non lascerebbe mai suo figlio in compagnia di un pedofilo».
Prudenza - Ad ogni modo, lui e sua moglie sono stati piuttosto prudenti all’inizio. «Mio figlio avrebbe voluto stare a dormire a casa di Roland, ma glielo abbiamo permesso solo quando era presente anche l'altro ragazzo», spiega il padre. Per i giovani quell’uomo era molto interessante. «Aveva tutte le console, una televisione enorme e comprava sempre gli ultimi film e videogiochi. Questo era il suo trucco per conquistare la loro fiducia». Una fiducia che veniva in seguito usata per corrompere e ricattare i giovani.
«Ci fidavamo» - Quando il figlio pernottava da Roland, i genitori si informavano sempre su come fosse andata e su come avessero trascorso il tempo. «Tutto sembrava andare bene. Mio figlio era felice e non denotava alcun problema. Era equilibrato». E questo ha portato la famiglia a fidarsi completamente di Roland, permettendo al figlio di pernottare da lui anche da solo.
Situazione familiare difficile - C’è pure stato un periodo in cui il giovane ha vissuto per parecchio tempo da Roland. «Eravamo in crisi. Mia moglie ha avuto un esaurimento nervoso e ha trascorso alcuni mesi in clinica. A casa non funzionava più nulla». A causa di questa difficile situazione familiare, i due figli andarono un po’ fuori controllo: il più giovane ebbe pure diversi problemi a scuola. «Non sapevo più dove sbattere la testa», spiega Daniel. Roland si è allora offerto di ospitarlo: «Tutti avevamo pensato fosse una buona idea: noi, la scuola, il consulente scolastico e anche mio figlio».
Ad un certo punto il bimbo non vuole più andare a casa del pedofilo - Il 14enne era pure diventato un bravo studente. «Quando era con Roland le cose andavano bene. I suoi voti erano pure migliorati e grazie al suo aiuto è riuscito a trovare un posto di tirocinio. Le risposte erano positive ed ero veramente grato a Roland per quello che aveva fatto». Insomma Daniel non ha mai sospettato di nulla, nemmeno quando il figlio è voluto tornare a casa dopo circa nove mesi. «Ho pensato che fosse solo nostalgia di casa».
«Non potrò mai perdonarlo» - Inizialmente nessuno sapeva il perché dell’arresto, nel gennaio 2015, di W. «Ad un certo punto mi ha chiamato la madre della sua ultima vittima, che ci ha raccontato una storia praticamente uguale alla nostra». Daniel non poteva crederci ed era convinto che ciò non poteva essere accaduto anche a suo figlio. Ancora oggi, sapere che il proprio figlio appare sui filmini di W. è difficile da accettare. «Roland era un ottimo amico, ma la rabbia che provo verso di lui è profonda e non credo che potrò mai perdonarlo».
«Spero che la sua vita non sia rovinata per sempre» - Suo figlio ha certamente avuto delle conseguenze da tutto ciò. «Si rifiuta di parlarne, ma ogni volta che arriva un documento dal tribunale o la polizia, lui ne rimane molto scosso». Suo figlio ha inoltre lasciato la formazione che stava seguendo, gli mancava solo un anno, e ha pure rinunciato alla leva militare. «Spero che alla fine potrà intraprendere una carriera lavorativa normale e che la sua vita non sia rovinata per sempre».