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L'OSPITEMilan no money: «Disastro clamoroso, ma se torna Silvio per farsi bello per le elezioni...»

22.11.17 - 09:00
Il club rossonero è nei guai con la UEFA per il debito accumulato in passato, non in linea con il Financial fair play e... rischia grosso. Arno Rossini: «In società poca chiarezza»
Keystone
Milan no money: «Disastro clamoroso, ma se torna Silvio per farsi bello per le elezioni...»
Il club rossonero è nei guai con la UEFA per il debito accumulato in passato, non in linea con il Financial fair play e... rischia grosso. Arno Rossini: «In società poca chiarezza»
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MILANO (Italia) - Stavolta "Marca" l'ha sparata grossa: ha anticipato la bocciatura del Milan da parte dell'UEFA. Il club rossonero ha presentato alla Federazione richiesta per il voluntary agreement, per "giustificare" il proprio debito e mostrare di aver trovato la via per azzerarlo. Secondo il quotidiano spagnolo (poi "ripreso" dalla stampa sportiva di tutto il continente), a Nyon non hanno ritenuto compatibili le spese in sede di mercato con il progetto di risanamento. Di più, gli specialisti UEFA hanno criticato il club italiano, giudicando irresponsabile legare le aspettative di introiti per gran parte ai risultati sportivi.

Tutto questo che comporta? Oltre ad avere ancora il proprio debito sul groppone e dover dimostrare di poterlo cancellare, il Diavolo potrebbe essere multato, penalizzato o addirittura anche escluso dalle prossime coppe europee. Sarebbe una mazzata tremenda.

«Sarebbe clamoroso e pesantissimo - è intervenuto Arno Rossini - si dovesse davvero verificare una situazione del genere per il Milan sarebbe un danno d'immagine estremo. Sarebbe un disastro, gravissimo».

Forse "Marca" ha esagerato.
«Non so. I dubbi sul mercato e sulla gestione del Milan sono reali. E non sono nuovi. Ci sono davvero i soldi? E il fondo Elliott? Se pure James Pallotta (il presidente della Roma, big dell'economia a stelle e strisce ndr), ha ammesso di avere dubbi sulla reperibilità di quei fondi, io comincerei a preoccuparmi. Diciamo la verità: i veri investitori, a Milano, sono finiti sulla sponda nerazzurra».

Come si risolve una situazione del genere?
«È dura. Lancio una provocazione. In Italia a breve ci saranno le elezioni: e se rientrasse in gioco Berlusconi?».

Silvio? Ma ha mollato perché si è reso conto di non avere la possibilità, con i suoi "fondi", di riuscire a tenere in alto il club...
«Non dico che ricomprerà tutto - anche se non lo escludo - ma potrebbe sempre tornare come socio di minoranza, o come garante per un nuovo passaggio di proprietà, o ancora qualcos'altro...».

Per aiutare la società?
«Per fare campagna elettorale. Al posto di spendere soldi in volantini o altro potrebbe investirli nel Milan. Il ritorno d'immagine sarebbe clamoroso. E potrebbe poi vantarsi di aver dato una mano, di essere il salvatore della patria. La politica, in Italia, riserva sempre sorprese...».

Parliamo del calcio giocato. Un Milan fuori dall'Europa, perché penalizzato o perché incapace di qualificarsi, sarebbe appetibile per un giocatore? In fondo stiamo pur sempre parlando di un club glorioso.
«Per nulla. O almeno, non per tutti. Per i calciatori di prima fascia la vetrina continentale è indispensabile. Senza coppe i rossoneri dovrebbero abbassare le pretese, puntando a elementi di seconda, terza fascia».

Non per forza scarsi.
«No, chiaro. Anche se con questi la risalita potrebbe essere più lenta. E il tempo, per il club meneghino, è un fattore determinante».

Magari pagando tanto un campione...
«Ma non possono farlo: uno stipendio esagerato sarebbe sostenibile solo con l'Europa. Ma se nel frattempo in Europa non ci sei andato perché non hai fenomeni... È un po' il classico cane che si morde la coda. Anche a questo livello, come vedete, al Milan hanno poco da stare allegri».

Come si è arrivati a tutto ciò? In fondo i soldi per fare la squadra li hanno spesi...
«Fin dal principio sono mancate le certezze, non ci sono stati punti di riferimento veri. La proprietà cinese, due direttori... i giocatori hanno sicuramente subito tale confusione, rendendo meno di quanto il mondo rossonero si aspettasse. Soprattutto quelli caratterialmente non fortissimi. Bonucci è l'esempio più lampante: non è un leader e quando non ha trovato le certezze che invece aveva alla Juve è naufragato».

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