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ATTUALITÀ SETTIMANALEArea Euro, recupero del mercato del lavoro avviato ma incompleto

08.04.16 - 15:16
Gianluigi Mandruzzato, Macro&Fixed Income Analysis BSI
Area Euro, recupero del mercato del lavoro avviato ma incompleto
Gianluigi Mandruzzato, Macro&Fixed Income Analysis BSI

Il mercato del lavoro americano è sempre al centro dell’attenzione degli investitori in virtù del fatto che il primario obiettivo della Federal Reserve è il pieno impiego. Molto inferiore è invece l’attenzione che gli operatori finanziari dedicano al mercato del lavoro nell’area euro, nonostante il suo andamento sia un fattore rilevante nelle decisioni del Consiglio Direttivo della BCE nel perseguire l’obiettivo statutario della stabilità dei prezzi. Ci pare quindi interessante valutare i recenti andamenti del mercato del lavoro UEM al fine di trarre alcune indicazioni sulle future scelte di politica monetaria da parte della BCE.

Uno degli aspetti che immediatamente colpiscono è il chiaro miglioramento della dinamica occupazionale nell’area euro in corso da diversi trimestri. Tale evidenza risulta particolarmente interessante perché è in contrasto con la diffusa percezione di una situazione ancora molto critica, molto probabilmente a causa di una informazione distorta da parte dei media. Al contrario, senza eccedere in trionfalismi, i dati riportano una crescita media mensile di 145mila occupati negli ultimi 12 mesi. Ciò si traduce in una dinamica occupazionale dell’1.2% a/a nel 2016T1, di certo non paragonabile a quella degli USA, intorno al 2% a/a, ma comunque testimone di una quadro chiaramente migliore rispetto alle pesanti contrazioni registrate a seguito delle crisi del 2008-09 e del 2011-12.

A conferma del miglioramento del mercato del lavoro UEM, il tasso di disoccupazione è in calo da oltre due anni. Dopo il massimo segnato all’inizio del 2013, superiore all’12%, la percentuale di disoccupati è scesa al 10.3% a febbraio, il tasso più basso da metà 2011, ovvero prima che la crisi del debito europeo scoppiasse in tutta la sua violenza. Pare quindi che, nonostante un tasso di crescita molto moderato, l’economia UEM sia in grado di riassorbire progressivamente le risorse inutilizzate nel sistema. In buona parte, la maggiore elasticità delle statistiche sul mercato del lavoro al ciclo economico riflette i risultati delle riforme strutturali messe in atto negli ultimi anni, in particolare in Spagna, Italia e, più di recente, anche in Francia.

Tuttavia, questo processo è ancora in una fase iniziale ed a questi livelli il bacino di disoccupati continua ad esercitare una pressione al ribasso sulla dinamica salariale. Infatti, nonostante i miglioramenti citati, i salari contrattuali continuano a decelerare e, secondo le nostre stime, dovrebbero segnare nel T1 un minimo storico su base trimestrale, inferiore all’1.3% a/a per quanto riguarda l’area euro nel suo complesso. Peraltro, la dinamica aggregata nasconde situazioni diverse: da un lato la Germania, prossima al pieno impiego dove i salari contrattuali crescono ad un ritmo superiore al 2% a/a, e dall’altro Italia e Spagna, dove il tasso di disoccupazione è ancora di molto superiore al suo livello naturale ed i salari “crescono” intorno allo 0.7% a/a.

Preso atto dei recenti andamenti, quali sono le prospettive e quali indicazioni possono derivarne per le decisioni della BCE? Per rispondere al primo quesito abbiamo costruito un indicatore della domanda di lavoro nell’UEM sulla base dell’indagine mensile della Commissione UE. Aggregando in maniera ponderata, secondo la rilevanza economica, i dati sulle aspettattive occupazionali nel settore manifatturiero, dei servizi, delle costruzione e del commercio al dettaglio, otteniamo un indicatore sintetico a frequenza mensile della dinamica occupazionale per l’area euro. Nonostante una lieve flessione emersa negli ultimi mesi, il livello dell’indicatore per la prima metà del 2016 è coerente con una crescita degli occupati in linea con la media degli ultimi 12 mesi.

Sul più lungo termine, la dinamica del costo unitario del lavoro (CLUP) sarà decisiva: storicamente, le imprese europee sono state sensibili all’andamento di questo fattore nelle scelte sulla dimensione degli organici. Considerando che il profilo calante della dinamica salariale dovrebbe comporsi con un timido recupero della produttività, la crescita del CLUP dovrebbe rallentare ulteriormente ed in questo modo dovrebbe creare le condizioni per un proseguimento, se non un’accelerazione, del recupero dell’occupazione nell’UEM.

Dal punto di vista della BCE, questo scenario non pone, secondo noi, particolari problemi rispetto all’attuale stance di politica monetaria, resa più accomodante alla riunione di inizio marzo. Infatti, la moderazione del CLUP si tradurrà in limitate pressioni inflazionistiche endogene al sistema che, ex-ante, giustificano il mantenimento di una politica monetaria quanto più accomodante possibile e non escludono, sulla base dell’informazione disponibile, che una politica ancora più accomodante possa dimostrarsi appropriata nel corso dei prossimi trimestri.

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