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LUGANOPrima i graffiti. Poi la musica. Arriva il rapper da 20 milioni

04.01.17 - 06:00
In attesa di vederlo esibirsi il 14 gennaio al Foce di Lugano (18.30 e 21.30), abbiamo incontrato Gionata Boschetti, ossia il giovane rapper italiano che si cela dietro allo pseudonimo Sfera Ebbasta
Prima i graffiti. Poi la musica. Arriva il rapper da 20 milioni
In attesa di vederlo esibirsi il 14 gennaio al Foce di Lugano (18.30 e 21.30), abbiamo incontrato Gionata Boschetti, ossia il giovane rapper italiano che si cela dietro allo pseudonimo Sfera Ebbasta

LUGANO - Numeri incredibili, i suoi. Basti pensare ai 2,5 milioni di stream complessivi collezionati - in una settimana dall’uscita - dalle tracce raccolte nel suo secondo disco, “Sfera Ebbbasta” (Universal, settembre 2016), così come agli oltre 20 milioni di visualizzazioni dei videoclip realizzati in supporto ai singoli del disco.

Gionata, raccontami di te: quando hai iniziato a scrivere i primi versi, le prime rime?

«Ho iniziato ad appassionarmi al rap da ragazzino, dapprima con i graffiti e poi con la scrittura di versi e rime. Scrivo per passione e per la necessità di esprimere il mio punto di vista, mi viene naturale».

Chi sono i tuoi punti di riferimento musicali?

«Non ho dei veri e propri riferimenti… Ho sempre ascoltato tantissima musica, più che altro rap d’oltroceano e francese».

E i tuoi punti di riferimento nella vita?

«Anche se può sembrare scontato, per me il riferimento più importante è mia madre che, nonostante tutte le difficoltà, si è sempre occupata della famiglia».

Quando hai coniato Sfera Ebbasta?

«Sfera era il nome con cui firmavo i graffiti, Ebbasta è nato invece dalla necessità di dover inserire un cognome durante la registrazione su Facebook».

“XDVR”, il tuo primo album, pubblicato in free download e senza una label, ha attirato l’attenzione addirittura di una major: vuoi spiegarmi com’è andata?

«La prima versione di “XDVR” è uscita a giugno 2015, dopo aver riscosso ottimi risultati in rete con alcuni singoli, come la title-track e “Panette”. Inizialmente, io e Charlie, mio socio e producer, non pensavamo nemmeno di realizzare un disco: è nato tutto in seguito all’andamento dei singoli brani che pubblicavamo su YouTube. Successivamente, dato che avevamo già altri pezzi pronti, abbiamo deciso di raccoglierli in un primo album. L’incontro con Roccia Music è arrivato nel momento in cui il disco era già pronto: è accaduto tutto in fretta, ma ci siamo trovati subito molto bene».

Dopodiché, il disco è stato ripubblicato nella versione “Reloaded”: cosa è cambiato rispetto all’originale?

«“XDVR Reloaded” è uscito a dicembre 2015 e, rispetto alla versione precedente, è stato arricchito di tre bonus track: la hit “Ciny”, “Trap Kings” e, infine, “XDVRMX”, una rielaborazione di “XDVR” con gli importanti featuring di Marrachash e Luchè».

Le major - non sempre, ma spesso - “spingono” le produzioni per farle suonare più da classifica. Con la tua, con “XDVR” intendo, in qualche modo, è capitato?

«No, in realtà no, è rimasta tale e quale».

Raccontami la differenza nella messa a punto tra “XDVR” e “Sfera Ebbasta”...

«Entrambi i dischi sono nati abbastanza in fretta, poiché io e Charlie avevamo già un po’ di pezzi pronti. “XDVR” è uno street album, un primo lavoro che mi ha portato all’attenzione di un pubblico più ampio, soprattutto in Italia grazie alle sonorità della Trap Music che fino a quel momento non si erano mai sentite. “Sfera Ebbasta” è invece la naturale evoluzione del mio percorso, l’album in cui l’upgrade musicale nel modo di rappare e nella scelta dei beat è ben visibile».

Raccontami la nascita del brano “Figli di Papà”...

«Il pezzo è nato in studio, prendendo spunto da un provino registrato un anno prima...».

Non credo che i cosiddetti “figli di papà” siano tutti uguali, come tu li descrivi all’interno della canzone...

«Non è impossibile essere amico di un figlio di papà... Ovviamente, tutto dipende dalla persona con cui hai a che fare… L’abito non fa il monaco o, perlomeno, non sempre...».

Il successo, in questi ultimi due anni, ti ha cambiato?

«Come ti dicevo, è capitato tutto molto in fretta. In realtà, sono sempre lo stesso ragazzo di sempre a cui piace fare rap e buona musica. Vivo questo momento con i piedi per terra, sperando che possa continuare a lungo, consapevole che il successo va e viene...».

Cosa “ti sei regalato” con i primi soldi guadagnati dopo la firma del contratto con Universal?

«Niente di particolare, mi sono tolto solo qualche piccolo sfizio!».

Che rapporto hai con la Svizzera italiana? Immagino tu sia già passato da queste parti…

«Passo sempre volentieri. A Lugano, tra l’altro, ho già suonato un paio di volte, sempre con ottimi risultati».

Cosa vuoi anticipare a coloro che assisteranno a una o a entrambe le performance in programma al Foce il 14 gennaio?

«Come dico sempre, ogni nostro concerto è un vero e proprio show creato a regola d’arte, dove l’energia e l’entusiasmo del pubblico si mescolano con la nostra voglia di farlo scatenare…».

Prevendita: biglietteria.ch

 

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