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PRO JUVENTUTELa generazione del tutto e subito, sempre e ovunque

16.02.17 - 07:00
I giovani "devono" essere sempre raggiungibili, altrimenti sono out. Ma insegniamo loro ad abitare la distanza che li separa dagli altri come fosse un modo per prendersi del tempo per se stessi
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La generazione del tutto e subito, sempre e ovunque
I giovani "devono" essere sempre raggiungibili, altrimenti sono out. Ma insegniamo loro ad abitare la distanza che li separa dagli altri come fosse un modo per prendersi del tempo per se stessi

Tutto e subito. Lo abbiamo sentito tante volte; sembrerebbe che i nostri bambini e i nostri giovani siano diventati – ma pensa un po' – capaci di volere solo nel qui e adesso. È vero… La storia dell'educazione ci ha portato a riflettere a più riprese e a lungo su questo tema e non c'è famiglia, società sportiva, scuola, attività giovanile che non si sia confrontata con questo tema.

Le sembianze del tutto e subito, oggi, sono quelle di un fantasmino che si aggira tra i nostri giovani, e che potrei riassumere con l'espressione: sempre e ovunque. I nostri ragazzi sono sempre raggiungibili, e lo sono ovunque, perché con i mezzi tecnologici che hanno a disposizione una conversazione (ma sì, chiamiamola così, alla buona, tanto per intenderci) può svolgersi alla stazione l'uno e nel resto del mondo gli altri, come su una funivia, su un autobus e via dicendo.

Ma riusciamo ad immaginarci la pressione alla quale i nostri ragazzi sono in questo modo sottoposti? Dover – perché le cose sembrano non stare altrimenti – essere sempre raggiungibili, su tutto l'arco della giornata, in qualunque luogo tu sia…. E se non ci sei, sei out, fuori, superato, ai margini di quel gruppo o di quei gruppi ai quali ti sei agganciato per intessere relazioni, per confrontarti, per esistere. Non biasimiamo i nostri ragazzi se sono sempre (o quasi) attaccati allo smartphone o a qualsiasi altra diavoleria tecnologica; proviamo però anche – se già non lo facessimo – a insegnare loro ad abitare la distanza che li separa dagli altri come se fosse un modo per prendersi tempo per sé, per crescere, per vivere autonomamente. E soprattutto diciamo loro che sono importanti e insostituibili, anche se non sono in perenne, continuo, totale collegamento virtuale con il resto del mondo.

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