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CANTONERocky Wood in un limbo, tra slancio e immobilità

18.09.17 - 06:00
Anticipato dai singoli “Bail Out” (19 dicembre 2016) e “Enough” (pubblicato venerdì), il prossimo 6 ottobre verrà dato alle stampe “Ok, No Wait”, il nuovo ep di Rocky Wood
Rocky Wood in un limbo, tra slancio e immobilità
Anticipato dai singoli “Bail Out” (19 dicembre 2016) e “Enough” (pubblicato venerdì), il prossimo 6 ottobre verrà dato alle stampe “Ok, No Wait”, il nuovo ep di Rocky Wood

LUGANO - A tre anni da “Shimmer” (Il Domani/Sangue Disken, 2014) – l’album di esordio -, il progetto – che ha preso forma sull’asse Lugano-Berlino nel 2012, per mano di Fabio Besomi (chitarra, elettronica, voce), Romina Kalsi (voce) e Roberto Pianca (chitarra), ai quali, più recentemente, si sono aggregati Nelide Bandello (batteria, percussioni, glockenspiel) e Stefano Senni (basso, contrabbasso) –  prosegue il percorso con la prima produzione in uscita per On The Camper Records.

Cinque tracce ammalianti – “Enough”, “Mantra”, “Bail Out”, “White”, “Lisbon” -, che documentano sperimentazioni al di sopra di un raggio di azione più ampio, più elettrico, spostandosi oltre le strutture alt-folk oriented che hanno sagomato “Shimmer”.   

Fabio, raccontami il processo compositivo del nuovo ep…

«Abbiamo iniziato a scrivere le canzoni nel 2015 un po' ovunque, prevalentemente tra Lugano, Zurigo e Berlino…».

Perché “Ok, No Wait”?

«“Ok, No Wait” lascia intuire una situazione di incertezza, una sensazione tra lo slancio e l'immobilità. Forse la stessa che ha provato Keith Richards quando qualche anno fa è caduto da una palma…».

Cosa vuoi dirmi dei testi?

«Non sono stati pensati per essere un diario, una storia o quant'altro. Sono, piuttosto, una serie di immagini fatte di parole...».

L’ep, rispetto alla matrice folk oriented di “Shimmer”, risuona più elettrico…

«È stata una scelta artistica. Abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto fare un disco più up-tempo, utilizzando maggiormente il setup elettrico. Rispetto alla produzione precedente, credo mostri maggiore complessità, così come un arricchimento dell'immaginario sonico che, in più occasioni, sconfessa l'iniziale fede alt-folk oriented…».

Dopo “Bail Out”, pubblicato lo scorso 19 dicembre, “Enough” – uscito venerdì - è il secondo brano che anticipa la produzione: come è avvenuta la scelta dei singoli?

«“Enough” è una canzone nata quasi in modo inaspettato poco prima delle sessioni di registrazione. Ci piaceva il quattro quarti incalzante della batteria, così lontano dalle idee ritmiche precedenti. La scelta dei singoli, in ogni caso, scaturisce da un insieme di fattori, a volte, purtroppo, non necessariamente artistici…».

Raccontami le incisioni…

«Buona parte delle registrazioni sono state portate a termine da Andrea Cajelli tra le mura de La Sauna di Varano Borghi (Varese). Dopo la sua prematura scomparsa, ci siamo trovati in una fase di incertezza e di sconforto per la perdita di un caro amico, nonché consigliere e fonico che, in precedenza, aveva notevolmente contribuito a forgiare e  scolpire il suono della band. In seguito, abbiamo saputo che la sua famiglia, nonostante il grave lutto, aveva deciso di non interrompere l’attività nello studio. Di conseguenza, le ultime registrazioni, così come il missaggio dell'ep, sono state portate a termine in Sauna con due amici, Luca Martegani ed Enrico Mangione. Non è stato facile tornare lì, ma ci è sembrato il giusto tributo a una persona molto cara. Il disco è interamente dedicato a lui».

Quali i tuoi ascolti durante il processo di lavorazione?

«Ho ascoltato solo Rocky Wood, sul terrazzo di casa mia in vestaglia, con un sigaro e un Martini Cocktail… (ride)».

Quando è in programma il prossimo live nella Svizzera italiana?

«Partiamo in tour il 1.  novembre con delle date in Francia, Italia, Svizzera e Germania. In Ticino, presenteremo l'ep il giorno 10 al Mono Bar di Locarno e il 22 in Rsi (Lugano-Besso), nell’ambito degli showcase di Rete Tre».

 

 

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