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UNIONE EUROPEALa riforma fiscale di Trump preoccupa l'Ue

11.12.17 - 17:13
È quanto affermano i ministri delle finanze di Francia, Germania, Italia, Spagna, e Regno Unito
Keystone
La riforma fiscale di Trump preoccupa l'Ue
È quanto affermano i ministri delle finanze di Francia, Germania, Italia, Spagna, e Regno Unito

BRUXELLES - La riforma del fisco dell'amministrazione Trump, così come formulata al momento, «causa preoccupazioni significative dalla prospettiva europea»: lo affermano i ministri delle finanze di Francia, Germania, Italia, Spagna, e Regno Unito in una lettera congiunta indirizzata al segretario Usa al Tesoro Steven Mnuchin.

Per i ministri alcuni elementi della riforma rischiano di discriminare le società non Usa, andando contro le regole del WTO, e di distorcere gli accordi internazionali sulla tassazione.

Ad esempio, la tassa del 20% sui pagamenti a società affiliate all'estero, «impatterebbe su accordi commerciali genuini», laddove «i pagamenti sono fatti per beni e servizi stranieri». Una misura che «discriminerebbe in modo tale da andare contro alle regole internazionali fissate dal WTO», scrivono i ministri Pier Carlo Padoan, Peter Altmaier, Bruno Le Maire, Philip Hammond e Cristobal Montoro Romero. Una misura tale «sarebbe incoerente con gli accordi esistenti sulla doppia tassazione», visto che «imporrebbe una tassa sui profitti di una società non residente in Usa e che non ha una residenza fisica permanente in Usa». E «tenendo a mente che circa la metà del commercio transatlantico avviene tra entità appartenenti alle società stesse, questo rischia di danneggiare seriamente il commercio genuino e i flussi di investimenti tra le nostre due economie».

Anche le misure sull'erosione della base imponibile preoccupano i cinque ministri: «Affronterebbero poco l'erosione della base in Usa, e avrebbero invece un impatto sugli accordi commerciali che coinvolgono pagamenti a società straniere che sono tassate ad un'aliquota uguale o più elevata degli Usa». Ciò sarebbe «estremamente dannoso» per il settore bancario e per le assicurazioni, perché «le transazioni finanziarie transnazionali sarebbero non deducibili e soggette ad una tassa al 10%. Che porterebbe a spese più alte e potrebbe distorcere i mercati internazionali».

Contro il WTO andrebbe anche il regime speciale previsto per i «redditi intangibili derivati dall'estero». In sostanza, i redditi dalla vendita o dalla licenza di beni e servizi per uso fuori dagli Usa, beneficeranno di una tassazione ridotta al 12,5%. «L'incentivo proposto sarebbe un sussidio all'export rispetto al consumo interno, e quindi potrebbe essere illegale per il WTO», si legge nella lettera.

I ministri chiedono alle autorità Usa di «tenere a mente queste preoccupazioni durante le valutazioni successive», e auspicano che si possa trovare «un compromesso bilanciato».

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