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MONDOI Paesi europei rompono con Trump

08.12.17 - 21:15
Durante la riunione d'emergenza all'Onu, è stato ribatito che la decisione del presidente americano di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele «è una minaccia per la pace»
Keystone
I Paesi europei rompono con Trump
Durante la riunione d'emergenza all'Onu, è stato ribatito che la decisione del presidente americano di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele «è una minaccia per la pace»

NEW YORK - La decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele «è una minaccia per la pace». Il monito arriva dall'Onu, dove il Consiglio di Sicurezza ha tenuto una riunione di emergenza chiesta da otto Paesi.

Dai paesi europei Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Svezia è arrivata la denuncia più forte, con una dichiarazione congiunta in cui si condanna senza riserve la mossa della Casa Bianca.

«Siamo in disaccordo», hanno affermato gli ambasciatori dei cinque Paesi europei: la decisione del presidente Trump «non è in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e non è di aiuto alla prospettiva per la pace nella regione». «Lo status di Gerusalemme - hanno aggiunto - deve essere determinato attraverso negoziati tra israeliani e palestinesi».

«Siamo molto preoccupati per il rischio di disordini e tensioni nella regione», ha quindi sottolineato nel suo intervento l'ambasciatore italiano Sebastiano Cardi: «Come ha detto il segretario generale non c'è alternativa alla soluzione dei due Stati, e l'Italia ribadisce il suo impegno a lavorare a tale scopo, contribuendo alla ripresa di un significativo processo di pace».

Dal canto loro gli Stati Uniti durante la riunione hanno ribadito lo strappo, nonostante si siano ritrovati isolati dal resto della comunità internazionale. «Il presidente Trump ha riconosciuto l'ovvio - ha affermato l'ambasciatrice Nikki Haley - ma gli Stati Uniti non hanno preso una posizione sui confini, che devono essere ancora decisi da israeliani e palestinesi», ha assicurato. «E gli Usa non hanno preso una decisione sullo status finale, e sostengono la soluzione dei due stati se raggiunta d'accordo dalle parti», ha detto, ribadendo che l'amministrazione americana «rimane impegnata per il processo di pace».

Duro l'inviato speciale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in Medio Oriente: «Qualsiasi decisione unilaterale che cerchi di modificare lo status di Gerusalemme potrebbe seriamente minare gli attuali sforzi di pace e avere ripercussioni in tutta la regione», ha lamentato Nickolay Mladenov, che si è detto «molto preoccupato per il potenziale rischio di un escalation» delle violenze. Come in effetti sta avvenendo in queste ore. «È ora più importante che mai preservare la prospettiva della pace», ha quindi sottolineato Mladenov, ribadendo che «non c'è un piano B alla soluzione dei due Stati». E l'inviato in Medio Oriente ha anche ricordato le parole del segretario generale Antonio Guterres, secondo cui Gerusalemme deve essere la capitale dei due Stati: «Esorto la comunità internazionale a onorare la sua responsabilità storica, aiutando israeliani e palestinesi a raggiungere questo obiettivo».

Il Consiglio di Sicurezza si è dunque mostrato compatto nel criticare la mossa di Washington, ma non ha potuto approvare una dichiarazione comune, poiché per farlo sarebbe stato necessario il consenso di tutti e 15 i membri, inclusi gli Stati Uniti.
 
 

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