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STATI UNITICelebrazioni in Israele, bandiere in fiamme in Palestina

06.12.17 - 21:45
La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato ebraico ha scatenato l'ira di Hamas: «Ci conduce a guerre senza fine»
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Celebrazioni in Israele, bandiere in fiamme in Palestina
La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato ebraico ha scatenato l'ira di Hamas: «Ci conduce a guerre senza fine»

WASHINGTON - Israele esulta parlando di «giornata storica» mentre a Gaza si bruciano le bandiere Usa e i palestinesi di Hamas bollano la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato ebraico come un passo che «apre le porte dell'inferno».

È una «pietra miliare» ma anche «un passo verso la pace», gongola il premier israeliano Benyamin Netanyahu. «Trump ci porta in guerre senza fine», tuona invece il presidente palestinese Abu Mazen, che vede la decisione di Trump come la «rinuncia degli Usa al loro ruolo di mediatori di pace».

Durissime anche le parole di Hamas che, da Gaza chiede all'Autorità nazionale palestinese (Anp) di «concedere adesso piena libertà di azione alla resistenza armata» in Cisgiordania.

Già oggi le manifestazioni di protesta, nella prima delle tre "giornate di collera" proclamate da tutte le fazioni palestinesi, hanno percorso l'intera Cisgiordania e anche la Striscia, dove bandiere americane sono state bruciate.

Mentre l'esercito israeliano è in stato d'allerta e la polizia ha detto di essere pronta a reagire immediatamente ad ogni genere di disordini a Gerusalemme, la paura è per venerdì, in occasione delle preghiere sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, in Cisgiordania e a Gaza.

Dall'Anp arrivano però appelli, come quello lanciato da Nasser Al-Qidwa, portavoce di Fatah - il partito di Abu Mazen - a «manifestazioni pacifiche e senza danni, così da essere utili alla causa nazionale palestinese». Uno scenario, tuttavia, che a giudizio di molti analisti, sembra improbabile.

Nelle ore che hanno preceduto il discorso di Trump, le mura della Città Vecchia di Gerusalemme - su decisione del sindaco Nir Barkat - sono state illuminate con i colori della bandiera Usa in onore della mossa di Washington. La decisione del capo della Casa Bianca - ha detto Netanyahu in sintonia con quanto affermato da Trump - «è un passo importante verso la pace, perché non ci può essere alcuna pace che non includa Gerusalemme come capitale di Israele».

«Noi - ha aggiunto - continueremo a porgere una mano di pace ai palestinesi e a tutti gli altri vicini. Signor Presidente, la storia e il popolo ebraico ricorderanno per sempre la Sua decisione coraggiosa di oggi». Poi ha sottolineato con forza che, nonostante il riconoscimento Usa, «non ci sarà alcun cambiamento nello status quo dei Luoghi Santi».

Quindi, toccando una delle preoccupazioni espresse anche dal mondo cristiano e dal Papa, ha promesso che «Israele assicurerà sempre libertà di culto a ebrei, cristiani e musulmani». Dietro a lui l'intera leadership israeliana sia di governo sia di opposizione, a cominciare dal presidente Reuven Rivlin, secondo cui non poteva «esserci regalo più adatto o più bello» mentre Israele si avvicina al 70esimo anniversario dell'indipendenza.

Preoccupazione europea - Anche nel vecchio continente iniziano a risuonare le reazioni alla decisione. «L'Unione europea esprime grave preoccupazione dopo l'annuncio del presidente Trump su Gerusalemme e le ripercussioni sulle prospettive di pace. La posizione dell'Ue resta immutata. Le aspirazioni di entrambe le parti devono essere soddisfatte e una via deve essere trovata attraverso i negoziati per risolvere lo status di Gerusalemme come futura capitale dei due Stati». È quanto espresso in una nota dall'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini.

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