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SPAGNALa Catalogna frena sulla secessione, mano tesa a Madrid

15.01.16 - 20:53
"Per ora non abbiamo forza sufficiente" ha dichiarato Puigdemont
La Catalogna frena sulla secessione, mano tesa a Madrid
"Per ora non abbiamo forza sufficiente" ha dichiarato Puigdemont

MADRID - La Catalogna rallenta la corsa verso la secessione "in 18 mesi" lanciata dall'ex presidente Artur Mas, sostituito domenica dal compagno di partito Carles Puigdemont. Nella sua prima intervista il nuovo President ha ammesso che per ora "non abbiamo forza sufficiente" per andare alla proclamazione unilaterale della 'Repubblica di Catalogna' indipendente.

Alle regionali del 27 settembre le due liste indipendentiste hanno conquistato la maggioranza assoluta nel parlamento di Barcellona, ma solo il 48% dei voti. Una forza non sufficiente per andare allo scontro aperto con Madrid, che si oppone alla secessione invocando la costituzione spagnola, influenzata dal franchismo, adottata durante la transizione fra dittatura e democrazia nel 1978. I 18 mesi indicati da Mas per arrivare alla secessione "non devono essere una costrizione. Se si può fare in meno tempo, tanto meglio, ma anche se si deve allungare un po', non succede nulla" ha avvertito Puigdemont.

Altrettanto convinto della necessità dell'indipendenza quanto il suo predecessore, ma più moderato nei toni e sottile nella strategia, il giornalista ex-sindaco di Girona scommette ora anche sulle attuali incertezze della politica spagnola. Con un parlamento frammentato emerso dalle politiche del 20 dicembre, Madrid rischia di non riuscire a formare una maggioranza di governo attorno al premier uscente Mariano Rajoy o al socialista Pedro Sanchez e di tornare al voto.

La necessità di contrastare la secessione catalana è stata usata negli ultimi giorni da Rajoy per spingere socialisti e Ciudadanos verso una grande coalizione. Ma i toni più prudenti di Puigdemont tolgono parte dell'elemento di urgenza. Il President catalano ha escluso di andare a una dichiarazione unilaterale di indipendenza dopo 18 mesi. Prima, ha spiegato, bisogna delineare una 'costituzione' che allarghi i consensi per la secessione. "L'obiettivo è che una maggioranza di coloro che avrebbero votato 'no' ad un referendum sull'indipendenza si riconoscano in una costituzione" catalana.

La nuova strategia di Puigdemont passa da una mano tesa verso Madrid e da una 'internazionalizzazione' della 'questione catalana'. Il President ha detto di voler dialogare con il governo spagnolo e arrivare all'indipendenza con una trattativa. Per la prima volta il governo catalano costituito ieri ha un 'ministro degli esteri', l'ex-eurodeputato Raul Romeva che avrà la missione di conquistare consensi in Ue e Usa. Una mossa che ha suscitato gli immediati sospetti di Rajoy. L' avvocatura dello stato ha avuto il mandato di verificare se non violi la costituzione spagnola.

Continua intanto il gelo fra Puigdemont e Madrid. Né Felipe VI né Rajoy si sono congratulati per la sua elezione, come è previsto dalle norme di cortesia istituzionale, con Puigdemont. Il primo leader politico di Madrid a sollevare il telefono ed a chiamare il President è stato oggi Pablo Iglesias, il segretario di Podemos, l'unico partito spagnolo che propone un referendum vincolante sull'indipendenza della Catalogna, e che anzi lo pone come condizione per un possibile patto di governo con i socialisti.

 

 

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