Werner Pfennig, esperto della situazione coreana, vede malizia dietro alle mosse del dittatore
PYONGYANG / BERLINO - Ha sorpreso la decisione della Corea del Nord di riattivare una linea telefonica diretta con il suo vicino del Sud e rendersi così nuovamente disponibile a colloqui diretti ad alto livello dopo due anni di silenzio.
A Werner Pfennig - esperto dell'Istituto per gli studi sulla Corea della Libera Università di Berlino - abbiamo chiesto che cosa pensi di questa distensione e dell'apertura a una possibile partecipazione ai Giochi olimpici di alcuni giorni fa.
Che cosa si nasconde dietro al cambio di rotta della Corea del Nord?
La scelta di parole che Kim Jong-un ha fatto nel suo discorso d’inizio anno può essere definita conciliante. Tuttavia, non sarebbe una novità da parte sua. Quando crede che gli avversari della Corea del Nord siano divisi, Kim tenta di seminare zizzania fra di loro. Nel presidente sudcoreano Moon Jae-in trova un interlocutore aperto che è pronto a negoziare e così Seul ora si sta offrendo di trattare.
Perché la Corea del Sud è disponibile al dialogo?
Uno dei desideri principali di Moon è che il conflitto si appiani. Se si arrivasse davvero a dei colloqui concreti si tratterebbe per lui di un successo importante. Le esperienze precedenti portano a essere tendenzialmente pessimisti, ma spero che si possano fare dei passi avanti questa volta.
Che cosa si aspettano le due parti da questi eventuali colloqui?
Il governo sudcoreano vorrebbe che una delegazione di funzionari o addirittura di sportivi nordcoreani si presentasse ai Giochi olimpici. Sarebbe un importante segno di avvicinamento. Kim, però, si aspetta un tornaconto. Sulla natura di tale tornaconto si possono fare diverse ipotesi: la riapertura della zona economica speciale condivisa fra la Corea del Nord e quella del Sud, dalla quale Pyongyang otterrebbe dei vantaggi a livello finanziario; l’annullamento o il rinvio delle esercitazioni militari congiunte della Corea del Sud e degli Stati Uniti, che dovrebbero aver luogo in concomitanza con i Giochi olimpici; o, da ultimo, quanto auspicato da Kim nel suo discorso d’inizio anno: un «contesto pacifico» per le olimpiadi.